libri
a cura di Andreina Russo
IL LIBRO DELL’INQUIETUDINE
di Fernando Pessoa
Voi l’avrete certo già letto ma io no, e mio figlio Federico mi ha giustamente rimproverato. Perché Il libro dell’inquietudine di Pessoa è un capolavoro. Mi è capitato sotto gli occhi all’improvviso, da Feltrinelli: mi hanno attirato quel cappello pieno di mare e la parola inquietitudine, che è la mia più assidua compagna di vita. L’ho letto in modo frammentato nel corso di questa lunga estate, così come il testo, fatto di frammenti aguzzi, richiedeva. Pessoa è un mostro sacro della letteratura europea e fargli una recensione dopo circa ottant’anni che ha scritto il libro sarebbe ridicolo. Però so che non tutti conoscono quest’opera e ad alcuni che l’hanno letta sembra addirittura indigesta, perciò ho pensato che condividere i miei sentimenti avrebbe potuto interessare qualcuno.
Sin dalle prime pagine ho vissuto un fenomeno profondo d’identificazione, un vero colpo di fulmine: in Bernardo Soares mi sono ritrovata, ho provato la gioia profonda di non essere sola, di incontrare qualcuno (e che qualcuno!), che ha creato un personaggio di cui io sono una fotocopia imperfetta. Ci sono pagine e pagine che avrei potuto scrivere io, almeno nei contenuti, se non nella forma letteraria che trovo straordinaria per capacità espressiva.
Sintesi fulminea di concetti complessi e profondi, resi con parole scabre, espulse come proiettili da una mente chiusa su se stessa a causa di una solitudine disumana, autovoluta ed eterovoluta. Una capacità sublime di analizzarsi con lucidità spietata, senza compromessi, senza infingimenti, senza illusioni.