DI CAOS, PROGRAMMATO e NO.
di Gisella Evangelisti
Abbiamo tutta la ragione del mondo a sentirci non solo indignati, ma anche incazzati neri. Questi ragazzetti cretini che a Roma tirano bombe incendiarie, e la polizia sta a guardare...di scene cosi ne abbiamo viste anche troppe, dal 68 in giú, e ci viene da chiedersi: cui prodest? A chi giova? e allora la risposta é anche troppo scontata. Il caos programmato va bene a chi odia che la gente si esprima, a chi non gliene puó fregare di meno della democrazia reale e di tutte ste menate. E allora é duro tornare a casa con la propria rabbia nello zaino, che non si é potuta organizzare in proposte collettive.In questi casi, per non rovinarsi il fegato o scassarsi i cabasisi, come direbbe Montalbano, vale la pena allargare lo zoom, mettere a fuoco altri dettagli, trasversali, collaterali, diagonali.
O meglio, guardare il tutto un po' dall'alto, come da un aereo o una mongolfiera che fa il giro del mondo. E vede gente che esce in strada a Sao Paulo come a Frankfurt, a Lisbona come a Buenos Aires, alcune volte a migliaia, altre a centinaia di migliaia. Vede sfilare per due ore e mezzo un fiume di gente che riempie una strada di Barcellona, e arriva ancora gente, e ancora gente, e non finisce mai questo fiume di gente, e dal fondo arrivano altri cartelli, di nonni con bastoncino, di bambine dal viso angelico che dicono " non tagliate la nostra scuola", di ragazzi col naso rosso del clown che mimano i partiti tenuti sulla corda da burattinai banchieri. Come sará che sfila insieme gente cosi diversa,medici, professori, sfrattati, giovani punk e giovani professionisti? Il dolore per i tagli nel corpo della gente,