LA MORTE APPARENTE DEL GLOBALISMO, di A.Placido

La competitività senza esclusione di colpi raggiunge e supera facilmente le soglie della criminalità.

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ITALY n° 4 - da Sofia Immerego

Che schifo, ancora una notizia di schifo. Ci sono volte che la nausea mi assale a tal punto che penso di farla finita. Basta basta  basta. Finché la vita compensa con morsi improvvisi di miele, sorsi di felicità strappata al tessuto continuo di dolore e noia e nonsenso che scorre sul lento monotono inesorabile nastro trasportatore delle mie giornate, ancora ancora ce la faccio a reggere, a non buttarmi di lato e di sotto, ma certe volte, come questa, vorrei essere così agile di mente e pronta di reazione   da fare il gran tuffo senza pensarci due volte.

Recensione di P. Basurto
LA POESIA ONIRICA DI SONIA GARCIA

Sogni e Serpenti, di Sonia Garcia Garcia - Edizioni Croce

 

Lo sguardo vivo che provoca l’intelligenza di chi parla con lei, un che di orientale e di segreto nelle sue fattezze di messicana precolombina, Sonia mi racconta i suoi sogni con i serpenti. Sogni che sono poesie, custodite con la curiosità e la complessità della creazione artistica, durante il corso degli anni e che hanno scandito la sua vita, per sottolineare avvenimenti la cui importanza si dimostrava alla coscienza solo dopo; dopo; quando nel ricordo apparivano quello che erano: rivelazioni. “Ma più che sogni, sono visioni”, le dico, “Visioni; come quelle dei profeti; come quelle di Giovanni, quando scrive l’Apocalisse”. Eppure, no! Sonia non è affatto d’accordo. Sono sogni. Sogni veri. “Li ho avuti davvero i miei sogni, e li ho scritti come li ho avuti… Certo, li ho scritti… li ho descritti… li ho interpretati, nell’unico modo possibile: la poesia”.

LA SFIDA CATALANA DI PODEMOS
Una voce dalla base
 Paolo Basurto a colloquio con                  
Manuel Rodriguez è un economista di Barcellona che ritrova la sua voglia di fare politica attiva quando il movimento degli indignati scende nelle piazza e poco dopo nasce Podemos. E’ un militante di base della prima ora. Nei suoi vent’anni, quando ancora governava Franco e la sua polizia non faceva complimenti con nessuno, ha militato in un gruppo di estrema sinistra, la LCR (Lega Comunista Rivoluzionaria), discioltosi poi nel ’92. Oggi, professionista affermato, contribuisce attivamente a mantenere vivo il Circolo di Podemos del rione di Poblesec, dove l’ho conosciuto. La sua è una posizione genuina che ben rappresenta il momento difficile che vive la Catalogna e la sfida che tutti i partiti si trovano ad affrontare, ma che per Podemos può significare una svolta decisiva per definire meglio i suoi obbiettivi di rottura con una politica vecchia e verticista o per ripiegarsi negli schemi propri di un partito tradizionale e centralista.
- La situazione catalana è riuscita recentemente a captare l’attenzione di tutta l’Europa. Perché questo improvviso interesse? In che misura quanto sta accadendo in Catalogna viene interpretato correttamente all’estero?
Per capire il fenomeno catalano è indispensabile conoscere il suo contesto almeno nelle sue componenti principali. Non c’è bisogno di risalire a remote epoche storiche (come pure alcuni fanno a proposito della Guerra di successione e del famoso e infausto 1714) [* quando Barcellona fu bombardata dall’esercito del primo Re borbone da poco insediato- N.d.r.]. Prendiamo come punto di partenza la fine della dittatura con la morte di Franco. A quell’epoca il movimento indipendentista catalano aveva un seguito assai scarso e il Partito politico che oggi più sostiene l’indipendentismo, all’inizio dei governi democratici, ha sempre appoggiato il Governo centrale, di destra o di sinistra che fosse.
CHI DI VAFFA FERISCE….

 Augusto Merletti, militante della prima ora (e anche prima) del M5S, ha scritto sulla web grillina questo post. Lo rilanciamo per giusta informazione e per la solidarietà e l’amicizia che ci legano ad Augusto. (P.B.) 

 

Cari amici

Probabilmente questo è l’ultimo post che inserisco su questa piattaforma [Blog di Grillo- N.d.r.]. Il primo risale al Settembre 2005 ed appena inserito fui subito invitato a partecipare fisicamente alle riunioni del gruppo. Ci si vedeva al circolo Mauro Mieli ad Ostiense accomunati dal desiderio di non dover più vivere i riti della politica partitica: nessuno di noi sopportava più il tormentone di personaggi inconsistenti ed impreparati che forti del solo fatto di essere “eletti” pontificavano dagli schermi televisivi reclamando per loro il POTERE e il diritto di decidere delle nostre vite, del nostro lavoro, del nostro futuro. Solo pochi anni prima Bettino Craxi era intervenuto in Parlamento, subito dopo la sua incriminazione,  chiamando in correità tutti i suoi colleghi deputati e senatori, colpevoli, a suo parere, di essere complici, con lui e come lui, della corruzione, del finanziamento illecito ai partiti, del sacco dell’Italia commesso e consentito da un ruolo troppo spesso immeritato ed abusivo.

ITALY N° 3 -da Annina Lago

 

Sipario. La scena si apre su un giardino incantato, piante tropicali lussureggianti, piscina sormontata da una gigantesca conchiglia di legno lamellare che la ombreggia nelle ore canicolari. Tra alberi e cespugli, lettini bianchi e blu su cui umani in vacanza, mollemente adagiati, si dedicano alle loro occupazioni estenuate, indolenti. La più comune  è esporre  la più ampia possibile superficie di epidermide ai raggi dorati del sole, rigirandosi lentissimamente, come infilzati su spiedi invisibili.

CATALOGNA

SECESSIONE PARTECIPAZIONE MANIPOLAZIONE

di Paolo Basurto

Finalmente l’Europa si è accorta che in Catalogna accade qualcosa di cui vale la pena interessarsi. Anche persone che conoscono la Spagna e che spendono buona parte dei loro giorni proprio in Catalogna, hanno voluto sempre considerare questo fenomeno dell’independentismo una cosa di poco conto. Un’emersione quasi divertente di provincialismo regionale, tutto sommato legittimo e che non faceva male a nessuno. Altre cose accadono nel mondo di cui preoccuparsi veramente. Ma quanto è avvenuto il 1 ottobre non poteva passare inosservato. Che cosa è avvenuto veramente il 1 ottobre?  Back to facts, com’è di moda dire dopo il successo del Prix Italia, e lasciando da parte, per quanto sia possibile, le interpretazioni emotive, non mi sembra una cattiva idea un breve riassunto informativo.

ITALY n°2 -da Andreina Russo

Il lago giaceva liscio e piano e sarebbe parso immobile, se non fosse stato per il numero imprecisato di bagnanti e palmipedi che si contendevano,  in modo non sempre pacifico, i primi sei  metri d’acqua a partire dalla riva. Tutti, paperi e umani, tentavano di sfuggire al caldo agostano, benché, tecnicamente, fosse ancora luglio, anzi l’ultimo giorno di luglio. E il lago era quello Albano e non di Albano, come dicevan tutti: il lago di Alba, cioè di Alba Longa che, metro più metro meno, ora giace anch’essa, ma sotto l’abitato di Castel Gandolfo. Albano con il lago non c’entra niente, non vi si affaccia, sul crinale del cratere spuntano come funghi, accanto alla villa papale, solo le case del popolo castellano  e le ville dei cardinali e di altri personaggi illustri, ansiosi di villeggiare accanto ai papi-re fino al 1870 e poi dei papi semplici fino ad oggi. Fino ad oggi per modo di dire. Da quando c’è Francesco il palazzo è vuoto, i giardini deserti, i quasi 9000 cittadini di Castel Gandolfo affranti, per ragioni più economiche che sentimentali. L’indotto turistico della presenza estiva del pontefice nella ridente cittadina sul crinale del cratere tra lago e mare si è ridotto drasticamente a causa delle fissazioni pauperistiche di questo papa simpaticissimo e rigoroso, che ha già annunciato la prossima trasformazione della sede estiva vaticana in museo accessibile a tutti. E va bene il museo, anche se attirerà al massimo turisti stranieri in cerca di “chicche” inedite, ma qui gli italiani venivano per salutare il papa nell’atmosfera quasi familiare del piccolo cortile interno dello storico edificio, ed anche per vedere da vicino le guardie svizzere, ammirarne i colori delle uniformi e sì, poter raccontare, da testimoni oculari, che davvero hanno la faccia da svizzeri, anzi da svizzeri tedeschi.

OSPEDALE 3

di Luciano Carpo

Ortopedia, stanza 17
  1. Il reparto è pieno di luce e di colori. Struttura molto bella, perfettamente attrezzata. Il silenzio è totale. Solo che, di quando in quando, quasi come un cucù ad orario prestabilito, un urlo rantolante squarcia il quarto piano dell’Ortopedia: “Mariaaaa!!”
La caposala “Perfetto” è piccolina, ombra dei dottori, memoria storica del Reparto e di ogni cartella clinica, sempre con la penna in mano, vigila su tutto e tutti, con levità. “ Perfetto” è la sua interiezione. Il diminutivo è il suo aggettivo.
L’11 di settembre, in Catalogna è festa nazionale. La Catalogna infatti si considera una nazione e da alcuni anni la classe politica al potere cerca di convincere i catalani che sono una nazione soprattutto oppressa. L’oppressione sarebbe cominciata l’11 di settembre del 1714, quando l’esercito del Governo centrale sconfisse quello insurrezionale, che sperava di mandare al potere un gruppo politico sostenuto dagli inglesi, speranzosi di guadagnarsi una nuova enclave nel mediterraneo dopo aver già occupato quella importantissima di Gibilterra. Oggi la questione dell’indipendenza e della sovranità viene agitata con sempre maggior passione e fanatismo, e sta provocando un confronto aspro e viscerale che ha spaccato la popolazione in due.  Il 1 di ottobre il Governo regionale ha indetto un referendum grazie al quale spera di poter poi dichiarare l’indipendenza della Catalogna, proclamare la Repubblica e formalizzare la secessione dalla Spagna. La Corte Costituzionale ha dichiarato questo referendum incostituzionale. Gli indipendentisti sono sostenuti abbastanza scopertamente dalle istituzioni regionali ma forse non sono la maggioranza. Fatto inusuale in questa disputa, quella che potrebbe essere la maggioranza silenziosa, gli altri catalani, questa volta hanno cominciato a farsi sentire e il loro manifesto circola sul web vertiginosamente. Eccone il testo.

MANIFESTO DEGLI ALTRI CATALANI
Siamo gli altri Catalani: quelli che quando andiamo alle manifestazioni ci comportiamo come persone civilizzate, che non hanno mai messo nessuna bandiera sul balcone, siamo tranquilli, tolleranti, laboriosi, pacifici, discreti e amici dei nostri amici; vogliamo godere della buona salute, dell'amore e del lavoro, come tutti gli altri; noi crediamo nella famiglia e nell’ impegno personale e non in donazioni e sovvenzioni per raggiungere i nostri obbiettivi; amiamo la pace e la libertà.

ITALY - Racconti

L’Italia è un Paese di contraddizioni, di aspirazioni ambiziose e debolezze secolari, di inefficienze strutturali ed   eroismi individuali che in parte le compensano, di spirito di sacrificio ed egoismi colossali, di aggressività feroce e di calore umano che ancora ogni tanto affiora tra la gente, pur disincantata e stanca di dover lottare ogni giorno per traguardi da tempo raggiunti in altri Paesi, cui il nostro si confronta sempre più a fatica. E’ un Paese che spesso sembra definitivamente allo sbando, in preda a correnti sempre più forti e contrastanti che lo sballottano  e gli fanno perdere la rotta. Dove stiamo andando?  Questi brevi racconti vogliono fotografare l’Italia attraverso gli occhi di cittadini qualsiasi, alle prese ogni giorno con le difficoltà del vivere, che affrontano situazioni in cui sono pochissime le certezze cui appigliarsi e il caso, o il capriccio individuale, determinano l’andamento delle cose.   In questo inarrestabile turbine dantesco ogni tanto uno sprazzo di luce, una persona, un gruppo di persone che fanno, che fanno bene, che fanno più di quanto sia loro richiesto, che fanno con passione ed intelligenza.  Questa serie di brevi racconti, cui ogni lettore può contribuire, vogliono descrivere il buio e trovare la speranza qua e là, dove brillano le luci.

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ITALY  n° 1da Andreina Russo

Luglio, a Roma. L’anziana signora ringrazia iddio che le ha fatto trovare un garage a due passi dall’ingresso del Municipio, sulla circonvallazione intasata di traffico. Entra solo col muso della macchina ma si ferma perché vede solo buio, in contrasto con la luce splendente del mattino estivo. Dal buio emerge una voce allarmata che chiede “Ehi! Dove va? Non può entrare!” Vede l’uomo emergere alla luce, vicino al finestrino, uno slavo alto, capelli chiarissimi: “Signora solo noi possiamo fare manovra dentro  garage.” “Meglio, pensa lei, tanto più che pago 2.50 l’ora per andare a prendere dei certificati! Menomale che vado solo a ritirare e non a chiederli.”

ROMPIAMO IL SILENZIO SULL'AFRICA

Appello di padre Alex Zanotelli ai giornalisti italiani.

Rompiamo il silenzio sull'Africa. Non vi chiedo atti eroici, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualche notizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi che tanti popoli africani stanno vivendo.
Scusatemi se mi rivolgo a voi in questa torrida estate, ma è la crescente sofferenza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Per questo, come missionario e giornalista, uso la penna per far sentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazio nei mass- media italiani, come in quelli di tutto il mondo, del resto.
Trova infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartacei che televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben integrati nel mercato globale.

CREANDO FUTURO
Giovani innovatori contro la Disoccupazione
di Gisella Evangelisti

Un cartello giallo in una strada sterrata e in salita nella valle del fiume Santo Antonio, a 50 km di Rio de Janeiro, indica che siamo arrivati a Sinal do Vale, in un paesaggio di colline scoscese coperte di vegetazione esuberante, con alberi punteggiati di orchidee e fiori dai colori vivaci. Qui resiste la famosa “mata atlantica”, la foresta pluviale che una volta occupava tutta la costa brasiliana ma che é stata in gran parte abbattuta per dar posto alla coltivazione della canna da zucchero. In mezzo al verde, alcune case colorate ospitano Sinal do Vale, una “fazenda” organica di 400 acri che dal 2012 si é posta l'obiettivo di unire la dimensione locale con quella globale. A livello locale porta avanti progetti di riforestamento e miglioramento della rete idrica e dell'alimentazione infantile nella comunitá locale, mentre a livello globale si offre come spazio di incontro e sperimentazione, un laboratorio vivo di transizione verso la sostenibilitá. Cioé offre a chi lavora per trasformare la realtá socioambientale, imprenditori sociali, studenti e volontari di tutto il mondo, uno spazio dove incontrarsi, scambiare e ampliare conoscenze.

GLOBALIZZAZIONE, NEO-LIBERISMO, PROTEZIONISMO
(Tempi Moderni VIII)
 (link ai capp. I, II, III, IV, V, VI, VII )
di Marco Borsotti
                                                                                                                   
Soffiano altri venti
Ancora agli inizi del 2016, molti, tra cui io stesso, pensavano che la globalizzazione come modello di mercato stesse vincendo la battaglia, aprendo spazi per una nuova visione del capitalismo. Infatti, accordi commerciali incrociati che interessavano quasi tutte le aree del pianeta erano in procinto d'essere firmati a prescindere da una crescente pressione popolare che tentava, senza grande successo, di bloccarne il cammino. Questi accordi, tutti abbastanza simili nei contenuti, ambivano eliminare ogni possibile ostacolo alla circolazioni delle merci sopprimendo non soltanto i balzelli che avrebbero potuto appesantirne la loro distribuzione, ma anche gran parte delle normative a tutela dell'ambiente e dei consumatori che molti Stati avevano introdotto.
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