DONNE MITICHE  

a colloquio con la pittrice Flavia Totoli 

di Paolo Basurto  

"Sí,Totoli è un cognome italiano. Il mio bisnonno era italiano. Ho passato qualche tempo a Milano. Ma io sono curiosa. Giro il mondo. Mi fermo un po' di piú o un po' di meno, secondo quello che succede.  Non sono cosí giovane come pensi. Ho 38 anni e già un divorzio nella mia esperienza. Sono brasiliana, nata e cresciuta a San Paolo".  

Si solleva i capelli inanellati per darsi sollievo dal caldo. Il suo sguardo nero brillante mi casca addosso con simpatia. È uno sguardo penetrante ma pacifico. Mi aspettavo una lama tagliente e bellicosa, da guerriera appassionatamente femminista. L'avevo vista in un evento streaming della Bibliomusicineteca, un'associazione culturale dal nome incredibile ma sempre ricca di belle iniziative. Si commentava l'esposizione dei disegni di Flavia. 'Mujeres iconicas' 'Donne mitiche', per tradurre alla svelta. Mi convinsi a vedere la mostra. I disegni mi impressionarono. Potenti ed essenziali. Celebravano la bellezza della donna soprattutto nera, concentrata nel viso, nel portamento della testa e, in particolare, nei capelli, anche quando questi non c'erano, come in un bellissimo profilo rapato a zero.  

Adesso Flavia è di fronte a me e accetta paziente e disponibile, le mie piccole provocazioni per tentare di conoscere il segreto sempre misterioso della sua ispirazione e della sua tecnica espressiva. 

 

ISPIRAZIONE ARTISTICA E SUOI LIMITI - P.B. : Freda Kalo diceva che non metteva limiti alla sua ispirazione. È così che deve essere l'arte? Uno strumento per esprimere un'emozione, un'intuizione, una presunta verità? Qualcosa che non si può esprimere in modo diverso perché trascende la realtà cosciente e razionale? 

Non si può controllare l’ispirazione. L’educazione che ho ricevuto mi ha fatto apprezzare molto la libertà. È importante sapersi esprimere, indipendentemente dalle possibili azioni che si possano promuovere. L’arte cattiva è quella che non riesce a muoverti dentro ad emozionarti. L’arte esige che tu ti esprima e che dica la verità su quello che senti. L’arte è una relazione con gli altri, sempre. Non ha bisogno del pubblico, dello spettatore, anche se lo spettatore è il suo destino finale. 

Sono diventata consapevole abbastanza tardi che dipingere poteva essere il modo migliore per comunicare e allo stesso tempo creare, cioè fare arte. Mi piace scrivere e ancora oggi scrivo molto. Ma ho capito che non riesco a dire e a fare, scrivendo, quello che invece riesco a fare e a dire dipingendo o disegnando. Ho cominciato a rendermene conto, dopo una crisi coniugale che poi mi ha portato al divorzio. Scrivere non mi bastava più. L’urgenza che avevo dentro era forte e complessa. Un’urgenza vitale e positiva che mi portò anche a sperimentare tecniche per trovare quelle più appropriate al momento, quelle che meglio mi aiutavano a inventare le forme e i colori di cui avevo bisogno per dire e per essere. La tecnica è molto importante. È molto appassionante. Per i miei progetti sulle ‘Mujeres iconicas y Mujeres anonimas’ ho adottato delle tecniche che mi piacciono molto, anche se forse sono ancora in una fase evolutiva. Sono una dettaglista. Le mie donne nere sono belle e hanno dei capelli straordinari. Per disegnarli ho inventato una tecnica solo per loro. La scelta di queste donne non è casuale. L’idea mi venne a Milano e cominciai con i ritratti delle ‘Anonime’. La donna nera che canta la sua bellezza di donna come qualsiasi altra donna, felice di essere donna e pronta a combattere anche con la sua bellezza per questa felicità. Ma come in uno specchio, è proprio in queste donne che ho visto subito la necessità delle altre, di quelle ‘iconiche’, mitiche, quelle che hanno raggiunto fama e successo e che per questo sono la prova del potenziale che esiste anche in quelle anonime. Certo, le mie scelte sono il frutto di uno studio su queste donne, della loro vita, personalità, battaglie. Ne ho tratto un messaggio. Un messaggio per ciascuna di loro ma è un messaggio che è per tutte le donne. Il messaggio del riscatto. 

  

ARTE E POLITICA – P.B. : Può essere l'arte al servizio di una proposta sociale? Quale proposta? I diritti dell'uomo? Il diritto alla solidarietà, all'amore? Il diritto a quello che la mia morale considera come un diritto? Oppure l'arte non deve essere al servizio di nessuno ed è piuttosto l'artista al servizio dell'arte? 

La politica è importante. Da molto giovane mi sono occupata attivamente di politica. Ho anche partecipato ad una campagna elettorale nel Nordest. Se mi chiedi qual'è la mia parte non posso che risponderti che sono di sinistra. Ma non sono fanatica. La Sinistra è stata al potere e di errori ne ha fatti molti. Il principale? Aver voluto creare dei consumatori trascurando di creare dei Cittadini. Cittadini con dignità sociale e con la consapevolezza che una comunità senza solidarietà non è una vera comunità. Ma il Brasile è un Paese grande e pieno di diversità. È facile parlare di comunità ma è difficile essere comunità. È facile parlare di partecipazione, di democrazia partecipativa, ma è molto difficile farla funzionare. 

Solo così si spiega un Presidente come quello attuale. Forse il peggior Presidente nella storia del Brasile, paragonabile solo a Trump. La mancanza di formazione sociale, di educazione alla convivenza e ai suoi valori e regole, è la vera ragione capace di spiegare come tanta gente si lasci affascinare da personaggi oscuri che vendono soluzioni semplici e magiche ma impossibili, ingoiando bugie su bugie senza esserne nemmeno consapevoli. 

  Già negli anni 60-70   negli USA c’erano molti artisti di colore che si domandavano come partecipare al movimento dei diritti civili. E il dilemma era appunto se mettere la loro arte al servizio del Movimento oppure impegnarsi solo ad essere degli artisti neri capaci di buona arte. La politica mi interessa e mi piace. La politica ci accompagna dovunque. Non se ne può fare a meno. Non riesco a dipingere e disegnare dimenticando le motivazioni sociali, e quindi politiche, che mi si agitano dentro. Questo coinvolgimento non significa strumentalizzazione ma solo intimo legame.  

Sto vivendo una fase in cui i temi, come dire, esistenziali, interiori, personali mi assorbono ogni giorno di più. Eppure, non per questo ho diminuito il mio interesse per la politica. Anche la politica è un tema esistenziale. Da piccola soffrivo di crisi di panico quando mi trovavo in compagnia di molte persone. Questo mi rendeva difficile partecipare alle tradizionali attività politiche. È stato così che ho cominciato a disegnare. È stato il mio modo di esprimermi e di dire la mia. Di accompagnare e di sostenere. 

  

LA VIOLENZA -  P.B.   Può l'arte essere aggressiva? Arte che scuote; che denuncia; che condanna? Arte che provoca; che incita alla violenza? Arte rivoluzionaria allo scopo di fare progredire l'umanità? 

Nina SimoneDiciamo subito che l’arte, qualsiasi tipo di arte, non può prescindere dal suo tempo. L’Arte può essere violenta? Sì, certo che sì. Ma non è l’Arte ad essere violenta. Violenti sono i tempi in cui viviamo. Oggi un artista non può fare a meno di essere aggressivo non fosse altro che per difendersi. E se la miglior difesa è l’attacco, ebbene, che attacchi. Se la violenza diventa necessaria toccherà anche essere violenti. Mi piacerebbe che il mondo fosse pacifico, egalitario, rispettoso dei diritti di tutti. Invece non lo è e un artista, se lo sente, e lo sente in modo sconvolgente, non può fare a meno di esprimerlo. Forse solo così la sua arte riuscirà a scuotere, ad emozionare la coscienza e a mobilitare la forza della ragione. 

Sì, è vero. I miei ritratti non esprimono né violenza né aggressività. Esprimono bellezza, intelligenza forza. Ma soprattutto esprimono la bellezza, l'intelligenza e la forza della donna nera. Adesso, non so bene se è il caso di approfondire il concetto di violenza, però sicuramente la violenza alla quale mi riferisco è quella che è capace di rompere gli schemi dei pregiudizi nati per giustificare e continuare a favorire gli abusi. Seguo il Movimento femminista. Eppure, tempo fa, in un evento organizzato proprio qui in Barcellona, non fu incluso nemmeno un intervento di una donna nera. La donna nera è spesso assente e i bianchi nemmeno se ne rendono conto. La donna nera è sempre poco rappresentata e quando lo è, il suo ruolo e il suo contesto sono sempre modesti, di natura minore. Il solo fatto che queste donne siano in mostra, e, dunque, rappresentate con quello che di meglio le qualifica, come donne e come cittadine: la loro bellezza, la loro intelligenza, la loro forza, fa della mia esposizione un'aggressione a questa situazione. Una scossa. Una provocazione. Nei miei giri per il mondo mi è capitato spesso di essere l'unica donna di colore dell'evento. Per capire bene quello che voglio dire, mi piacerebbe che un bianco partecipasse ad un evento di qualsiasi natura, e scoprisse di essere l'unico bianco presente. Non è solo sgradevole è.… violento. 

 

UOMO-DONNA – P.B. Conoscono le donne, sufficientemente gli uomini, le loro fragilità e debolezze, tanto da poterne cambiare il cuore e la mente ? 

Sono d'accordo che il rapporto uomo-donna sia importante. Sono d'accordo che la donna non capisca bene l'anima maschile così come l'uomo non ha mai capito bene l'anima femminile. Il problema del genere è complesso e forse anche urgente. Ma, se non è presente finora in quello che faccio come pittrice è perché, ad essere sincera, il maschio non mi interessa. Del maschio si parla sempre. È sempre al centro. È sempre prioritario... In questo momento del mio percorso artistico mi interessa concentrarmi sulla donna piuttosto che sull'uomo. Non è che non mi piacciano gli uomini. Mi piacciono, ma non mi ispirano. Non sento il maschio come un nemico da sconfiggere. Credo che sia indispensabile la sua partecipazione se vogliamo ottenere un cambio profondo nelle nostre società. Bisogna riuscire a creare perlomeno un'alleanza tra uomini e donne. Detto questo, non mi rimane che confermare che, dal punto di vista della mia arte, la donna mi interessa più dell'uomo. 

 

AMORE-PIACERE-CORPO – P.B. Qual'è la relazione dell'arte con la fisicità? È una relazione amorale e allo stesso tempo essenziale per la creatività? Disegnare un corpo è come cantarlo in versi? Accarezzarlo? Compenetrarlo? Conoscerne l'anima? 

Mi sento impegnata politicamente e culturalmente. Il mio impegno si esprime con la mia pittura e i miei disegni. Il mio soggetto principale è la donna. L'amore è un tema misterioso, difficile da definire. Non so come dirlo. L'amore non mi ispira, non mi aiuta ad esprimere quello che voglio. È troppo evanescente. 

Il piacere è più concreto, meno misterioso...Però, come l'amore, non mi ispira. In passato ho provato a dipingere temi in qualche modo legati al piacere. Però li ho lasciati cadere e, probabilmente, queste pitture non le ho nemmeno inserite nel mio sito web. 

Definitivamente, il mio interesse è concentrato sulla donna. D'altronde, la mia è una ricerca. Una ricerca in piena evoluzione. Le donne dei miei ritratti sono solo teste. Certo, il resto del corpo è importante. Ma per ora la mia attenzione si concentra in quella parte del corpo che meglio esprime quello che queste donne sono per me: bellezza, intelligenza, forza. Per esprimermi al meglio ho bisogno di dettagli, di forme che trovo soprattutto nei loro visi e nelle loro teste. I capelli, per esempio. Sono tutte donne nere. I loro capelli sono importantissimi. Ho sopportato episodi di razzismo da piccola, ed erano tutti collegati ai miei capelli. Il tempo che dedico al disegno dei capelli è molte volte superiore a quello che dedico al resto. 

 Non mi piacciono né rigidità né etichette. Sicuramente i miei interessi evolveranno. Posso solo dire che, per ora, è cosí.  

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L'indirizzo del sito web di Flavia Totoli è www.flaviatotoli.com Attualmente vi si possono trovare gli splendidi ritratti dei suoi due progetti in corso: Mujeres iconicas y Mujeres anonimas" 

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