Recensione di Andreina Russo

libri

LO STATO CONTRO FRITZ BAUER

di Lars Kraume (2015)

Fritz Bauer, un giurista, un ebreo tedesco prima oppositore del nazismo come socialdemocratico, poi esule in danimarca , infine procuratore generale in Germania negli anni ’50, quando il paese, orribilmente straziato dalla guerra folle del dittatore, sta cercando la sua pace interna sotto l’ala paterna di Adenauer. Ma gli animi sono divisi: chi vuole dimenticare presto una storia amara, chi vuole riportare il Male alla luce del sole perché sia fatta giustizia. Bauer è uno di questi, sostenuto da un sistema etico granitico, non solo in quanto magistrato, ma come rappresentante   della tradizione giudaico-cristiana, il cui centro è imperniato sul concetto di colpa e di espiazione. Non si può lavar via il passato con l’acqua dell’oblio, non si possono lasciar vivere impunemente in seno alla società civile mostri che hanno ideato e realizzato l’idea orrenda quanto folle di eliminare fisicamente tutti gli individui non rispondenti alla visione di un mondo modellato sulla base degli valori deliranti dell’ideologia nazista.

 Bauer, un vecchio pieno di acciacchi, afflitto da una solitudine che non è solo fisica, ma generazionale e morale, ritrova un’energia sovrumana nella volontà ferrea di perseguire i colpevoli, ovunque essi siano. E una lettera arrivata da lontano gli darà l’occasione di ottenere la sua più grande vittoria, ma insieme la sua più amara sconfitta.

Un ritratto di uomo pensante dei nostri tempi, nelle sue luci e nelle sue ombre, commovente nella sua fragilità e nei suoi scontrosi silenzi, un volto che si anima nel tessere la tela di ragno che catturerà il malvagio e si affloscia in una vizza rete di rughe quando i magheggi dei suoi avversari hanno la meglio.

Accanto a lui il giovane magistrato idealista, ma schiavo delle sue debolezze. Assorbe come ossigeno la ricchezza degli insegnamenti del vecchio, profusi più che con le scarne parole con la durezza adamantina del suo agire, e finisce per esserne fatalmente travolto. Un esempio bellissimo di trasmissione di un patrimonio etico da una generazione a un’altra, raccontato sottovoce, senza sbavature retoriche.

Recitazione intensa e asciutta, ritmo serrato, primi piani dominanti a scavare le anime.

Ho visto questo film ieri, in anteprima, al Goethe Institut di Roma, in una sala gremita da un pubblico prevalentemente di lingua  tedesca. Interessante, quindi, anche la reazione della gente, che ha seguito con tesa emozione ed ha applaudito alla fine con entusiasmo. Mi sono chiesta che cosa applaudisse: la qualità del film o il forte messaggio morale?

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