Recensione di Luciano Carpo
libri
"C'ero anch'io su quel treno" (Ed. Solferino, 2021)
La vera storia dei bambini che unirono l'Italia
Com’era l’Italia appena uscita dalla catastrofe del fascismo e della seconda guerra mondiale, ma anche con tanti valori e capacità organizzativa per inventarsi una ricostruzione democratica e solidale?
Giovanni Rinaldi cerca una risposta viaggiando dalle Puglie per l’Italia, raccogliendo le testimonianze dirette di ottantenni che, quando erano bambini nell’Italia postbellica, hanno vissuto una singolare esperienza.
Bambini soprattutto del Centro-Sud povero( Napoli, Sardegna) o segnato da bombardamenti (Cassino) o da violenze sociali (San Severo).
Un’Italia in povertà assoluta. Fame nera. Infanzia abbandonata o in precarie condizioni.
“I bambini affamati erano tanti. Cominciava il tempo umido e freddo e non c’era carbone. I casi pietosi erano molti, moltissimi. Bambini che dormivano in casse di segatura per avere meno freddo, senza lenzuola e senza coperte. Bambini rimasti soli o con parenti anziani che non avevano la forza e i mezzi per curarsi di loro”.
In questa situazione, il Partito Comunista attraverso una sua struttura collaterale, l’U.D.I. (Unione Donne Italiane) organizzò un’esperienza importante per questi bambini poveri: “ i treni della felicità”, cioè il trasferimento in treni speciali di…settantamila (70mila) di loro dal Meridione all’Italia Centro settentrionale: Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Piemonte, Umbria, Liguria, dove trovarono accoglienza, ospitalità ed amore presso famiglie di semplici lavoratori, spesso a loro volta poveri ma disposti a ospitarli per qualche mese e dividere quel…che c’era.
Famiglie economicamente molto modeste, ma animate da forti ideali umani, prima ancora che sociali e politici. Una commovente espressione di solidarietà che richiese una complessa coordinazione logistica, con il coinvolgimento di medici e insegnanti. E che non fu priva di grandi ostacoli, tra cui la diffidenza provocata dalle fake news della guerra fredda ideologica – DC contro PCI- per cui “ In Romagna i comunisti “senza Dio”, bimbi li ammazzano: prima li cucinano al formo e poi se li mangiano”.
Al contrario, in generale, fu un’esperienza speciale, ricordata sia dagli attuali ottantenni come tra le più profonde della propria infanzia sia dalle famiglie di cui furono ospiti con cui conservano tuttora rapporti non solo di stretta amicizia ma addirittura di intima familiarità.
Un’esperienza circolare di crescita: “Ospitare come figlio, sia pure per poco tempo, il figlio di altri diventava la consegna i propri figli di una scelta culturale, politica e sociale, mentre al piccolo ospite offriva un segnale una mappa che gli avrebbe consentito di trovare strade migliori di quelle che aveva percorso, di potersi confrontare esperienze affettive diverse, mondi diversi, parole e gesti che avrebbe conservato per tutta la vita” (pp. 175 – 176).
I protagonisti ottantenni raccontano dei “treni della felicità”, di sé, della propria famiglia e della famiglia ospitante come di un tempo mitico, di una epopea che ha fatto loro scoprire un altro mondo possibile. Franco che non aveva mai dormito in un letto pulito. Severino che non era mai andato in vacanza al mare. Dante che non sapeva cosa fosse una brioche. Rosanna che non voleva più togliere l’abito verde ricevuto in regalo, il primo con cui si sentiva bella. Di grande attualità, la storia a due voci di Aldo, ottantenne ex bambino napoletano, i cui figli-nipoti si incontrano in piena pandemia con i figli-nipoti della famiglia di Imperia di cui Aldo è stato ospite e confrontano il rispettivo tortuoso rapporto con i “padri”.
“Con le voci genuine degli ex bambini e un’accurata ricostruzione storica, il libro disegna un mosaico di testimonianze di prima mano, divertenti e commoventi: il ritratto di un’Italia popolare eppure profondamente nobile”.