ASTENSIONISMO

DEMOCRAZIA A RISCHIO TRA PROTESTA E DISGUSTO

di Marco Borsotti

Domenica 22 marzo si sono svolte elezioni amministrative/regionali in Francia ed in Andalusia, regione autonoma spagnola. Molto si sta scrivendo sui risultati del voto che, agli occhi dei più, avrebbero una valenza politica maggiore di quella normalmente attribuita a questo tipo di consultazioni elettorali. Da un lato, perché tra i contendenti molti non hanno fatto mistero di voler dare voce a tutti coloro che non si identifichino più con l'obiettivo dell'Unione Europea, e dall'altro perché in Spagna si presentavano per la prima volta due raggruppamenti, Podemos e Ciudadanos, che si proponevano come alternativa ai partiti politici tradizionali. Invece il mio interesse per questo voto esula da questi schemi e guarda alla questione della rappresentatività del voto, al valore che gli stessi cittadini votanti gli attribuiscono e per farlo mi sono concentrato sul fenomeno di coloro che hanno deciso di non votare, qualunque sia stata la loro motivazione.

LE MILIZIE ISLAMICHE CHE MINACCIANO IL MONDO

Chi sono e cosa vogliono.  Note dal libro di Loretta Napoleoni : “ISIS, lo stato del terrore(*)

di Gisella Evangelisti

Nel giugno 2014, due giorni prima dell’inizio del mese santo del Ramadán,   un’organizzazione armata, l’ISIS, una fra le varie milizie che combattono  in Siria il regime di Assad,  diffonde un video in cui un barbuto combattente cileno, di nome Abu Saffya, mostra un posto di confine demolito fra Siria e Iraq, e annuncia che vengono annientati due stati creati da britannici e francesi  nel 1916, la Siria e l’Iraq, a favore dell’Umma, la comunitá  globale dell’Islam.

Si ricrea cosí il Califfato,   un’entitá  che si formó nel  7 secolo, quando alla morte del profeta  Maometto,    sotto la guida dei suoi primi 4 successori  (o kalipha)  l’Islam si espanse territorialmente e  culturalmente, da Bagdad fino all’attuale stato di israele, prima di cadere nelle mani dei Mongoli e poi degli  Ottomani. Internamente, si era giá formata la divisione fra sunniti e sciiti, che parteggiavano per uno o l’altro successore di Maometto.

Adesso, dopo decenni di guerre e distruzioni per mano delle élites locali appoggiate da potenze occidentali, i  musulmani sunniti vogliono  credere che sia rinato il Califfato, come un’araba fenice capace di rivivere dalle sue ceneri, per ridare dignitá e potere all’Islam.

“Accorrete, o musulmani, al vostro Stato”, ordina il nuovo califfo, l’iracheno  Abu Bakr Al Bagdadi nel suo primo discorso del giugno 2014. “Se vi atterrete ad esso, conquisterete Roma e possederete il mondo, se Allah lo vuole”. il messaggio di  Al Bagdadí, via Facebook e twitter viene trasmesso  in moltissime lingue tra cui  l’inglese, il francese e il tedesco.  E per dare un’idea di come sará questa  hijad (guerra santa)  contro i suoi  nemici in Medio  Oriente e  nel mondo,  prima dei mondiali di calcio l’ISIS ha inviato su Twitter un video in cui alcuni suoi membri giocano a calcio con le teste degli  oppositori.  Altri video, di qualitá hollywoodiana, mostrano la decapitazione di ostaggi occidentali, mentre si ha notizia del massacro di centinaia di donne e bambini sciiti dopo la presa della cittá irachena di  Mosul.

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(*) Ed. Feltrinelli, 2014

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CONVENZIONE SUI DIRITTI DEI BAMBINI

CELEBRARE CHE COSA ?

di Paolo Basurto

Il 20 novembre scorso di 25 anni fa l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava la Convenzione sui Diritti del Bambino. Fatto unico nella storia delle relazioni internazionali, la firma e l'entrata in vigore in quasi tutti i Paesi del Mondo (solo pochi ne restarono fuori, anche se alcuni di peso, come gli USA, altri per pura inesistenza dello Stato come la Somalia), avvenne in tempi brevissimi. L'Unicef, protagonista principale della spinta decisiva che riuscì a mobilitare in modo inarrestabile l'opinione pubblica mondiale, riuscì a dare all'avvenimento un risalto mediatico eccezionale, riuscendo a mettere assieme grandissima parte dei Capi di Stato firmatari della Convenzione riunendo in questo evento amici e nemici. Non ero a New York per godermi il successo in diretta perché ero allora responsabile dei programmi dell'UNICEF in Perù e in Paraguay, ma tutto lo Staff dell'Ufficio volle celebrare con me lo storico evento, ben coscienti del vero significato che quella Convenzione rivestiva per noi e il nostro lavoro.

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IL RE É NUDO

RIFLESSIONI SULLO STATO ATTUALE DELLE REGOLE

DELL'ORDINE INTERNAZIONALE

 

di Marco Borsotti

Uno dei problemi cruciali della politica internazionale é ragionare sulle regole o sull'assenza delle stesse nelle relazioni tra Stati, Organismi Sovranazionali e gente comune. La questione é cruciale. Il mondo moderno sta evolvendo verso un sistema trasparente di relazioni basate su principi e valori condivisi, frutto di mediazioni, d'accettazione della diversità di valori esistenti tra le varie culture e sistemi sociali e politici, di compromessi tesi ad assicurare che tutti alla fine possano identificarsi nei regolamenti proposti o ci si avvia verso un sistema dove si tenda a far prevalere l'uso della forza come metodo per affrontare le relazioni tra i popoli e le Nazioni? Questi sono i temi centrali di questo dibattito e le risposte a queste discussioni toccano tutti perché da ciò dipende l'affermarsi della pace nel mondo o l'avvio di guerre dai risultati sicuramente catastrofici per tutti.  Su questo tema lo scorso 24 ottobre si é tenuto a Sochi, la città russa dei recenti giochi olimpici invernali, un dibattito organizzato dal Club Valdai dal titolo: L'ordine mondiale: nuove regole o un gioco senza regole. In questo foro, il Presidente Putin ha tenuto il discorso di chiusura dei lavori usando un linguaggio, come aveva annunciato prendendo la parola, franco e diretto, di un candore a volte persino sconcertante e certamente inusuale per una personalità politica del suo calibro. Per chi fosse interessato,  il testo ufficiale integrale in inglese del discorso e del dibattito che ne é seguito si trova al seguente sito: link . A mio giudizio, le parole di Putin chiariscono al di là di ogni ragionevole dubbio la posizione russa su tutte le principali controversie internazionali, ma ancora più importante indicano come la Russia veda i rapporti con gli altri paesi del pianeta, in particolare con gli Stati Uniti ed i paesi dell'Unione Europea. Stranamente i giornali italiani, ma anche la grande stampa internazionale hanno dato poco risalto e spesso persino ignorato la notizia, forse perché le parole del Presidente Putin hanno messo a nudo in modo più che esplicito le difficoltà odierne nelle relazioni internazionali enunciando a più riprese che se l'evolvere degli eventi non dovesse correggersi per volere delle parti in causa, il rischio che i conflitti armati possano estendersi sino a diventare globali sarebbe sempre più probabile.

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