HABEMUS PAPAM! E il popolo di Dio?
di Mauro Magini
I comuni fedeli del mondo hanno assistito con stupore alla storiche dimissioni di Benedetto e ora gioiscono per il successore Francesco I che, già nel nome, fa intravedere, speriamo, grandi novità. Ma lo stupore prima, l’attesa poi e infine la gioia ora, possono configurarsi come una partecipazione del “popolo di Dio” all’elezione della guida spirituale della cristianità? Certamente no! A partire da Costantino (se non già da prima) la chiesa ha fatto la sua scelta definitiva tra Dio e Mammona e ha scelto il potere, il danaro, le ricchezze e in pochi decenni i cristiani sono diventati da perseguitati persecutori. E questo ha avuto un ovvio riflesso sulle dinamiche interne relative al “vescovo di Roma” che è diventato sempre più un simbolo di potere terreno e non di guida spirituale e pian piano, con il consolidarsi del suo potere anche nei confronti degli altri vescovi, è diventato “papa” con pretese temporali che lo identificavano sempre più come un monarca assoluto. Il “popolo” se mai ha avuto una qualche partecipazione nella scelta del vescovo romano (e nei secoli a cavallo del medioevo ne ha avuta) l’ha esercitata come avviene tra fazioni politiche avverse che devono eleggere il proprio candidato, un nobile di questa o quella famiglia. I significati spirituali erano certamente assenti e non poteva essere diversamente vista la natura del papato.