scuola e SCUOLA

La Scuola come centro principale di educazione e formazione civica

(I)

Conversazione  con Andreina Russo

-Partecipagire.net: La scuola è un'istituzione antica. Si dà per scontato che debba esistere. Si dà per scontato che l'obbiettivo della scuola e la ragione della sua esistenza siano ben definiti e chiari a tutti. Eppure potrebbe essere utile, in quest'epoca di cambiamenti così profondi e rapidi, verificare se questo sia ancora vero. Verificare insomma come viene definito oggi l'obbiettivo principale della scuola.

*Andreina: L'obbiettivo della scuola di oggi include due aspetti che dovrebbero essere bene integrati. Da un lato, anzitutto, la formazione umana e civile dell’alunno, dall’altra fornirgli conoscenze e competenze. Molti pensano che la scuola sia ancora quella che era cinquant’anni fa,  ma in realtà non è affatto così.  Una volta si riteneva che il compito più importante della scuola fosse quello di  trasmettere  le conoscenze, e, con

IL SOGNO AMERICANO È DIVENTATO DANESE?

Intervista a Pilar Weiss, 34 anni, analista politica, consulente per organizzazioni sociali ed esperta in temi elettorali a Washington DC

di Gisella Evangelisti


Quanto contano le donne negli USA

"Cominciamo col parlare delle donne. Anche se gli Stati Uniti si dichiarano il paese più avanzato del mondo, la presenza delle donne nelle istituzioni federali e statali ha dei tassi ridicoli, molto inferiori a quelli dei paesi europei, asiatici, e perfino di certi africani”, afferma  Pilar Weiss, una giovane sociologa dagli occhi e idee chiare, che ha nel suo curriculum anche un periodo di volontariato in Bolivia.

“E questa assenza influisce sulla vita delle donne. Quando ci sono troppo poche rappresentanti femminili, i diritti

DIFFAMA CHI PUO'

Riflessioni di Roberto Villani sul caso Sallusti

Leggendo la notizia della imminente esecuzione della condanna al carcere del giornalista Sallusti la prima reazione è stata di sdegno, sull’onda dei commenti di tutta la stampa nazionale di ogni schieramento politico.

D’altra parte non si può avere reazione diversa quando sono invocate la libertà di stampa, la libertà di pensiero, la preoccupazione che la libertà di critica venga condizionata o che qualcuno venga punito per le proprie opinioni.

Esaminando meglio il merito della vicenda sorgono però  alcuni dubbi sulla sincerità della sollevazione dei

{jcomments on}Lo Scivolone di Napolitano

Ritengo che siano molte le ragioni per avere della gratitudine nei confronti del Presidente Napolitano, prima fra tutte quella di averci liberato da un governo inetto e che portava discredito a tutto il paese. Mi sembra però che il conflitto sollevato ora avanti la Corte Costituzionale non giovi alla sua immagine e nasconda dei motivi meno nobili di quelli dichiarati.

Dando per scontato che il Presidente della Repubblica non è soggetto ad alcuna indagine e che non sono in gioco le sue prerogative d’immunità, garantite dalla costituzione, il succo della domanda rivolta alla Corte Costituzionale è se sia lecito o no acquisire delle prove (nel caso intercettazioni telefoniche) quando il Presidente ha la posizione di interlocutore non indagato. E, nel caso siano acquisite, se sia lecito utilizzarle o si debba distruggerle al di fuori della procedura ordinaria che prevede il consenso delle parti coinvolte nel procedimento penale.

Quindi in gioco non c’è l’immunità penale del Capo dello Stato ma la garanzia che non sia divulgata qualche gaffe politica nella quale possa essere incorso.

La possibilità di paralizzare le indagini o di distruggere le prove per procedimenti che vedono il Capo dello Stato solo come testimone, non è prevista dalla Costituzione,  questa possibilità potrebbe invece essere lesiva dei diritti processuali della difesa o dell’accusa, contraddicendo, in questo caso sì, un principio costituzionalmente protetto.

Indubbiamente una gaffe politica il Presidente e i suoi collaboratori l’hanno commessa  perché, nella migliore delle ipotesi, è stato riservato ad un cittadino (Mancino si è rivolto come semplice cittadino) un trattamento di favore che sicuramente non viene, né potrebbe, essere riservato al resto della cittadinanza.

Il ricorso alla Corte sembra pertanto un velo per coprire un incidente comportamentale, che però non credo meriti i toni usati da chi non aspettava altro che uno scivolone del nostro Presidente per poter sostenere “che sono tutti uguali”. Comunque lo scivolone c’è stato.

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