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Conclusione

Siamo un popolo stanco? Che cosa ha acuito negli ultimi vent’anni la nostra tendenza a non partecipare, a lasciar correre, a far decidere agli altri? E’ il benessere, è il paese dei balocchi generosamente costruito per noi da industria e pubblicità che ha fatto di noi tanti omini autistici chiusi nella nostra minuscola bolla personale? La società del futuro è fatta di tanti bambini–a–vita, governati da un benevolo Grande fratello che fornisce loro giocattoli elettronici, realtà virtuali e gadgets colorati?
E il dolore? Il dolore che irrompe prima o poi nella vita di ciascuno di noi come sarà gestito? Il dolore degli altri che bussa alle pareti trasparenti della nostra bolla personale fino a quando potrà non bucarle? In fondo la cultura che si acquisisce a scuola ed oltre la scuola non è che un mezzo potente per poter capire il dolore dell’esistenza, e poi imparare ad affrontarlo, ad incanalarlo in percorsi positivi, a trasformarlo in amore per l’umanità.
Niente paura: di sicuro, in qualche avveniristico laboratorio di qualche Sylicon Valley del mondo hanno già inventato quell’aggeggino che appena nati ci applicheranno al cervello e ci guiderà, ebeti e sorridenti, attraverso una vita tutta rosa sotto un cielo eternamente, inesorabilmente azzurro.


MAD

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