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L’incontro con la comunità locale

L’incontro con la comunità di “water users” fu sorprendente. Durò due ore e mezzo, più del previsto.  Nessuno dei presenti aveva fretta di andarsene, e la discussione fu molto intensa.  Erano presenti circa una quindicina di persone, di età variabile tra i venti e i quarant’anni. C’era solo una donna nel gruppo, a dimostrazione che anche in quel caso le posizioni di chi decide sono dominate dai “maschi”, come del resto è frequente anche negli altri settori del paese. Ciò nonostante, la presenza di donne nell’agricoltura (dominata dalla coltivazione del riso) è notevole ma sempre in posizione subordinata, una realtà che si estende a tutti gli aspetti della vita sociale del paese.

La conversazione si sviluppò con calma. Per prima cosa chiesi loro di spiegarmi la storia della loro associazione, come erano nati, e come funzionavano. Il capo del gruppo, una specie di presidente dell’associazione, prese la parola e cominciò a rispondermi. Altri partecipanti cominciarono a integrare le sue spiegazioni, e notai che il presidente dell’associazione non era infastidito dai loro interventi, evidentemente abituato ad un rapporto di dialogo con i suoi colleghi . Purtroppo, la sola donna membro dell’associazione non fece mai domande, ma fui io stesso a coinvolgerla nel dialogo con qualche domanda diretta.

La descrizione del progetto

Il progetto aveva avuto una durata di tre anni, dopo una lunga fase di formulazione e di negoziazione, seguita da un’altrettanta lunga fase di preparazione. Sul piano operativo si era concentrato in alcuni lavori strutturali su chiuse che collegavano un bacino – alimentato in parte da un ramo secondario di un fiume e in parte dal raccoglimento delle acque piovane – con una serie di canali di irrigazione, articolati in una rete capillare di piccoli canali che copriva una vasta zona, continuamente intervallati da altrettante chiuse di piccola dimensione che ne regolavano I flussi di erogazione. C’era stato bisogno di tanti interventi per ripulire i canali non funzionanti intasati e riparare le paratie stagne che regolavano l’afflusso dell’acqua. Ma prima dei lavori ingegneristici, c’era stato un intenso lavoro preparatorio di tipo legale, per ottenere permessi, chiarire i limiti territoriali dell’intervento, complicati dalla difficoltà di definire i titoli legali della proprietà della terra, che è un intrigo giuridico di enormi dimensioni e di difficile soluzione in Cambogia, una eredità del collettivismo assoluto imposto dall’ormai tramontato regime dei Khmer Rouges.

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