LA MORTE APPARENTE DEL GLOBALISMO
IL 75mo DELL’ONU
di Americo Placido
Dicono che Friedman è stato l’economista più influente dell’epoca contemporanea, forse secondo solo a Keynes. Trent’anni fa la crisi ideologica provocata dalla caduta del muro di Berlino e l’evidenza che il comunismo era morto e defunto (se mai fosse stato comunismo quello vissuto nell’Unione Sovietica) ha creato il vuoto necessario al dilagare del globalismo. E’ stato un fenomeno impressionante non tanto nel pensiero di Destra, tradizionalmente liberista, che però ha saputo riempire con ingordigia gli spazi che si erano aperti, ma nel pensiero e nelle politiche della Sinistra, incapace di articolare analisi e proposte atte a riformulare la critica all’economia capitalista e a recuperare lo spirito di un socialismo realistico in grado di capire un mondo profondamente cambiato, rispetto a quello industriale del secolo 20.
Il cambio più profondo è stato il restringimento dell’interdipendenza. La velocità impressionante delle comunicazioni fisiche e virtuali ha rimpicciolito il mondo mettendo in una crisi mortale il suo assetto secolare basato sull’ipotesi che potessero coesistere effettivamente centri di potere decisionale, indipendenti ed autonomi; Stati effettivamente sovrani, in grado di risolvere da soli i propri problemi.
Il capitale ha capito subito le potenzialità di questa nuova prospettiva. Si è in buona parte trasformato da produttivo a speculativo e finanziario. Ha scavalcato confini e appartenenze nazionali. Si è organizzato in centri di potere incontrollabili e monopolizzanti. La Politica ha perso i suoi protagonisti tradizionali: Governi e Parlamenti, concentrandosi nelle mani dei Consiglieri di Amministrazione di Società multinazionali (che meglio chiameremmo, sovranazionali). A questo punto, la globalità era la grossa occasione per aprire su scala mondiale l’arena della competitività senza esclusione di colpi. La deregulation, che tanto piaceva a Friedman, divenne la fede cieca perfino dei sindacati metalmeccanici. Il più forte avrebbe vinto e il darwinismo economico avrebbe fatto il mondo più felice, facendo piazza pulita di poveri e di infelici. A ciascuno il destino che si merita. Perché la meritocrazia è la giustizia divina in una società con un solo obbiettivo: fare i ricchi più ricchi, e chi non è d’accordo peggio per lui.
Ma la sregolatezza è una bestia molto pericolosa. La competitività senza esclusione di colpi raggiunge e supera facilmente le soglie della criminalità, infischiandosi di precetti morali che non hanno mai arricchito nessuno. Il mondo delle Banche, delle Compagnie Assicurative, delle Società farmaceutiche, dei Brokers, dello Sport non sono che degli spiragli sul cinismo che motiva i principali attori della nostra contemporaneità. Questi sono i veri untori delle crisi pestilenziali che hanno provocato paurosi crolli finanziari ed economici con conseguenze disastrose per le fasce di popolazione più deboli, nei Paesi ricchi come nei più poveri.
Una classe politica sopraffatta, ha cercato e cerca di recuperare il terreno perduto agitando interessi ed orgogli nazionali. I populisti, come spesso vengono chiamati, sono fieri e presuntuosi. Pretendono di convincere che l’egoismo nazionale è un valore primordiale: ‘America first’, urla Trump, mentre pensa ai suoi debiti col fisco. Ma fanno lo stesso, cambiando dovutamente il soggetto, i demagoghi della Polonia, dell’Ungheria, dell’Italia, della Germania, della Francia, del Regno dis-Unito. E’ un’epidemia di nostalgici che rifiutano una realtà vera da tempo ma che oggi più che mai si mostra con tutta la sua forza ed evidenza: il mondo è interdipendente e questa interdipendenza è incontrollata.
Sotto silenzio, quasi, è trascorso il 75mo anniversario delle Nazioni Unite. Guai a considerare l’ONU un organismo sovranazionale. Sarebbe un errore fatale e che offenderebbe gli impettiti e arroganti diplomatici dei Paesi potenti, primi tra tutti quelli degli USA, le cui quote arretrate non c’è Segretario Generale che sia capace di ottenerne il pagamento in modo soddisfacente. Trump è si è coperto di ridicolo, tra le persone di buon senso, quando ha tentato di far ricadere la colpa della pandemia del Covid-19 sulla Organizzazione Mondiale della Sanità, una entità più vecchia delle stesse Nazioni Unite, di cui ora fa parte con onore grazie a un passato pieno di successi importantissimi e che hanno salvato l’Umanità da mali secolari. Un comportamento stupido, quello del Presidente americano, ma significativo. Nonostante i suoi limiti è sorprendente che l’ONU, non solo esista ancora ma continui a spiegare la sua azione in favore di un maggiore equilibrio nell’accesso alle risorse essenziali da parte di tutti i popoli. Certo, è vero che lo scopo primario dell’ONU è il mantenimento della pace e invece le guerre nel mondo sono in drammatico aumento: 378 i conflitti totali nel 2017, di cui 186 crisi violente e 20 guerre ad alta intensità. Lo scorso anno si è registrato anche il record di spesa per gli armamenti dalla Seconda guerra mondiale [www.globalist.it › world › 2018/12/11]. Ma il peggioramento della situazione è dovuto soprattutto alla grave confusione che le crisi di una globalizzazione selvaggia ha provocato stimolando l’anacronistica risorgenza di nazionalismi fanatici e aggressivi.
L’abbandono del multilateralismo da parte delle grandi potenze è l’errore più grave di questo momento storico. Se persino l’Unione Europea sta contraddicendo lo spettacolare progresso che non solo ha garantito il periodo di pace più lungo della sua storia ma anche una prosperità mai sperata prima, da Paesi come l’Italia, ciò vuol dire che una sorta di cecità sta avvilendo la Comunità internazionale.
Antonio Guterres, l’attuale Segretario Generale delle Nazioni Unite, nel suo discorso celebrativo del 75mo anniversario, ha pronunciato una frase che, c’è da augurarsi, diventi memorabile: “In un mondo interconnesso, è giunto il momento di riconoscere una semplice verità: la solidarietà si basa sui propri interessi.”
Basta con gli imperativi morali a cui nessuno ha mai dato retta. Qui si tratta di un problema di intelligenza; di razionalità. America first un corno! Se il mondo non si dà una regolata come si deve e al suo livello, cioè mondiale, le catastrofi potranno essere di dimensioni tali da poter provocare a tutti danni irreversibili. La pandemia del Coronavirus ha già fatto un milione di morti. Se non si trova un vaccino le previsioni sono che questa cifra in pochi mesi raddoppierà, mentre l’economia mondiale ostacolata dalle misure sanitarie tornerà indietro di decenni, con crisi occupazionali e sociali spaventose che già si profilano nei Paesi più colpiti. Logico sarebbe mettere assieme tutte le risorse scientifiche e sanitarie; costruire una rete mondiale di collaborazione per ottenere al più presto un risultato efficace. Invece gli Usa spiano i laboratori tedeschi, i Francesi non vogliono partecipare al pool europeo e Trump dà ordine di rubare stock di medicine già comprate in Cina dall’EU. Intanto Putin annuncia con glacialità che i russi il vaccino ce l’hanno già e ne faranno buon uso, naturalmente con gli amici loro. E’ la demenza mondiale!
Il clima è l’altra prova dell’ottusità delle attuali classi politiche. Per anni si cerca un accordo sulle emissioni Co2, finalmente se ne trova uno a Parigi grazie anche all’impulso dell’allora Presidente americano, Obama. Poi arriva il Primatista bianco Donald Trump e l’accordo va a farsi benedire. La giovanissima Greta si è già stancata di viaggiare e usare il suo incanto di adolescente, inutilmente. Moriremo avvelenati; e chi se ne frega!
Ma la speranza è l’ultima a morire. La ragione potrebbe ancora avere la meglio sul fanatismo e la stupidità. In tanti campi il progresso umano ha raggiunto traguardi impensabili e meravigliosi. Per la prima volta nella storia dell’umanità, i prodotti alimentari sono stati disponibili in quantità sufficienti a nutrire i 7,7 miliardi che abitiamo il pianeta. Peccato solo che si è trattato di pura statistica perché la famelica accumulazione dei ricchi ha ancora permesso che ogni giorno muoiano di fame almeno 24mila persone.
Abbiamo assoluto bisogno che questa interdipendenza smetta di essere incontrollata e che si trovi un modo intelligente e quindi pacifico per costruire un nuovo ordine internazionale. Nessuno potrà imporlo con la violenza se non si vuole che tutto salti per aria. L’ONU e la sua saggia evoluzione sono una delle poche speranze che ci rimangono. Ma l’ONU non è una persona e tantomeno un povero Segretario Generale, scelto soprattutto se rispettoso delle grandi potenze. Le Persone siamo noi. Noi dobbiamo cominciare a mobilitarci usando il nostro buon senso e la nostra ragione. Usiamo la nostra testa; diciamo basta alle propagande; verifichiamo le informazioni che ci propinano; non deleghiamo tutto a delle classi dirigenti che attraverso la loro miopia solo vedono un futuro troppo prossimo per costruire un progetto. Qualunque cosa accada nel mondo ci riguarda e ci riguarda da vicino. Dobbiamo trovare la forma di partecipare e farlo in modo informato e intelligente. Questo è il segno dei tempi. Benedetta sia la pandemia se sarà servita a riconoscerlo.