RELIGIONI CHE DISDETTA

di Stella D'Este

Come se non bastassero gli assassinii di Putin in questa guerra maledetta che si combatte in Ucraina, ci si aggiunge anche la crudeltà spirituale di un Patriarca, quello della Chiesa Cristiana Ortodossa di Mosca. Il sig. Kirill avrà le sue piccole ragioni di potere per seguire fedelmente le idee del Capo Russo. Avrà anche le sue convinzioni personali, che tanto devono aver favorito la sua carriera di prete. La grandeur etnica, la supremazia nazionale, l’espansionismo religioso. Ma rimane lo stupore il raccapriccio e la rabbia di sentire un prete cristiano, che, senza ammettere mai che in Ucraina si combatta una guerra -e che guerra- giustifichi un’invasione militare così sanguinosa adducendo la necessità di combattere le lobbies gay che minacciano l’integrità morale dei popoli russi.

Il peccato è una violazione della legge di Dio. Chi lo accetta condanna se stesso e l’umanità. Kirill ha ben chiaro che un Gay Pride è una violazione estrema della legge di Dio. Non si esprime invece sui bombardamenti di ospedali che uccidono a centinaia persone inermi e indifese.

Per fortuna il Papa di Roma è molto più sensato. Per lui non ci sono camuffamenti possibili, si tratta di una guerra e di una guerra dolorosa e sanguinosa. Disumana in quanto contraria soprattutto alla ragione che dovrebbe condurre gli uomini a trovare sempre delle soluzioni pacifiche, senza sterminio di vite umane.

Per lo meno questo Papa è prudente e non trasforma in condanne morali e peccati inassolvibili una condotta umana chiaramente stupida e pericolosa, come quella della guerra a rischio di divenire nucleare. Potrebbe farlo come tanti suoi predecessori hanno fatto, a torto (spesso) o a ragione (meno spesso).

Non c’è cosa più odiosa che abusare della buonafede delle persone, speculare sulla paura e sul dolore che rende acuto il desiderio di Dio, per manipolare la volontà e coinvolgere nell’irrazionalità emotiva del dogmatismo religioso e politico.

Ho tra le mani un libro, per me sorprendente e interessante. Il titolo già dice molto: “Oltre le Religioni”. Lo ha pubblicato in Italia la editrice Gabrielli, sei anni fa, grazie all’autorizzazione della rivista  della Pontificia Università Cattolica brasiliana, Horizonte.

Gli autori sono teologi e sociologi cristiani, ma non tutti cattolici, che con varie e intelligenti analisi, convergono in un punto: le religioni appartengono ad un fenomeno caratterizzante dello sviluppo psicologico e sociale umano. Hanno giocato e continuano a giocare un ruolo determinante nella definizione dei valori che la condotta umana dovrebbe perseguire per migliorare sempre di più le possibilità di sopravvivenza e, in ultimi termini, di felicità, dei popoli. Ma questo ruolo non sempre è stato positivo. Spesso è stato incoerente e più frequentemente ancora si è posto al servizio della ricerca e del mantenimento del potere, cioè del dominio di una parte della società sul resto. Oggi, questo ruolo è in aperto contrasto con le ultime conoscenze che l’uomo ha acquisito di se stesso e del contesto nel quale vive e si riproduce. Dunque, il momento è giunto di superare le Religioni.

Superarle, non significa negare Dio. Dio è l’anelito della spiritualità umana. E’ il senso della sua esistenza. E’ la speranza nella trascendenza di un destino che, pur rimanendo misterioso, può incarnare l’energia che ci muove e ci trasforma in esseri viventi che vogliono la felicità, quale che essa sia.

Marìa Lopez Vigil, una delle autrici, scrive: “Trovo arroganti i postulati religiosi che ho appreso. Perché si presentano come assoluti, rigidi, infallibili, indiscutibili, immutabili e impenetrabili al fluire del tempo [….]

“Come credere all’inferno senza trasformare Dio in un tiranno torturatore come i Pinochet o i Somoza? Come credere al peccato originale, che nessuno ha mai commesso in alcun luogo, e che è solamente il mito con cui il popolo ebraico ha spiegato l’origine del male nel mondo? […]

“Come credere che Dio abbia avuto bisogno della morte di Gesù per lavare questo peccato?” […]

“Oggi, sapendo come so della maestà infinita dell’Universo in cui viviamo, con i suoi miliardi di galassie, non posso credere che Gesù di Nazareth sia l’unica e definitiva incarnazione di questa Energia primordiale che è Dio. Neppure Gesù lo ha creduto. Questa elaborazione dogmatica, sviluppata successivamente e in contesti di lotte di potere, scandalizzerebbe Gesù. Oggi, invece di affermare ‘credo che Gesù sia Dio’ preferisco dirmi e dire ‘Voglio credere in Dio come ha creduto Gesù’. (*)

La prosa di Marìa Lopez Vigil, è appassionata ed efficace.  Ma non è il caso qui di coinvolgersi in dispute teologiche che potrebbero essere troppo complicate per chi, come me, ne disconosce le sottigliezze.

Rimane interessante, e molto, la vibrante presa di posizione di chi, senza perdere la speranza di Dio, è in grado di distinguerlo da una fede religiosa la cui grande funzione è di usare questo Dio con finalità di potere e di manipolazione che includono le cose peggiori della condotta umana: dalla guerra alla tortura.

Le religioni pretendono sempre di aiutare l’uomo a trovare Dio. È questo il pretesto che consente loro di indicare un percorso normativo che come primo obbiettivo distingue il Bene dal Male. Più queste definizioni sono severe (e talvolta impossibili da rispettare e addirittura contro la natura stessa degli uomini) più il sentimento di colpa indebolisce la volontà e accresce il timore e l’angoscia di divenire oggetto della vendetta e del castigo divino. Ma chi elabora queste definizioni non è Dio ma gli uomini. E anche quando si tratta di uomini capaci di insegnamenti suggestivi e santi, le loro parole e i loro gesti si prestano all’interpretazione di altri uomini e ciascuna di queste interpretazioni è occasione di conflitto, speculazione, manipolazione.

Kirill è ben capace di essere convinto lui stesso di interpretare correttamente la parola di Dio. E chi lo segue pensa che probabilmente lui non solo abbia ragione ma può salvare dall’inferno chi pensi diversamente ed osi sfidare Dio, organizzando un… Gay Pride.

Evidentemente, non siamo usciti tutti dal Medioevo. Le guerre di religione si attizzano e ravvivano continuamente. In Afghanistan, in India, in Pakistan, in Birmania, in Nigeria... Non ci sarebbe da stupirsi se il suprematismo bianco negli USA utilizzasse ancora più esplicitamente un insopportabile tradizionalismo cristiano.

Ma noi “Non siamo peccatori caduti, siamo essere umani incompleti. Non abbiamo bisogno di essere salvati dal peccato, abbiamo bisogno della forza per accogliere la vita in una forma nuova.” (**). È questa una delle conclusioni cui arriva il teologo episcopaliano Jhon Shelby Spong, nel libro che ho citato.

Mi piace questa conclusione per la sua forza liberatoria. Per la sfida che lancia al pregiudizio religioso e nello stesso tempo al suo uso spregiudicato e fanatico.

Se dei colpevoli vanno cercati, per il massacro della guerra in Ucraina, non so se mettere in prima linea un Putin o un Kirill.

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(*) "Oltre le religioni"; Jhon Shelby Spong, Maria Lòpez Vigil, Roger Lenaers, Josà Maria Vigil - Ed. Gabrielli 2016- pgg. 121/123

(**) Ibid. pg. 92

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