ARRIVANO I KURG

di Paolo Basurto

Conoscete i Bonobo? Io li ho scoperti leggendo lo stupendo libro della Riane Eisler, ‘Il Piacere è Sacro’ (*). Per chi non lo sapesse, i Bonobo sono delle scimmie; degli scimpanzè per l’esattezza. Sono le scimmie più simili a noi che si conoscano. Vivono in comunità ed hanno una struttura sociale che oggi ci appare singolare fino all’incredulità, ma che secondo la famosa archeologa Eisler sono una molto probabile prova di come fossero strutturate anche le prime comunità umane.

I Bonobo fanno l’amore e non la guerra. Anzi, fanno l’amore per non fare la guerra. L’aggressività di queste scimmie è particolarmente bassa e tutte le volte che si presentano situazioni di tensione il modo più efficace per risolverle è quasi sempre fare sesso. La vita sessuale dei Bonobo non è condizionata dalla procreazione come accade in quasi tutti i primati, ad eccezione degli umani. E’ un comportamento intenzionale evocato da un desiderio di piacere reciproco che non crea conflitti di possesso ma occasione per offrire disponibilità e solidarietà. Quando gli alimenti raccolti non sono sufficienti, gli accoppiamenti si moltiplicano e dopo l’amore si può assistere a sorprendenti scene di condivisione del cibo. Le femmine hanno un ruolo decisivo e sono quasi sempre loro che prendono l’iniziativa sessuale quando la situazione si fa scabrosa. E non esitano a praticare l’omosessualità che evidentemente produce altrettanto piacere ed è un altrettanto toccasana sociale, dell’eterosessualità.

Se non volete credere alla Eisler, troverete in libreria non pochi libri stupendi sulle abitudini dei Bonobo.

Fossimo come queste scimmie!! Ebbene, chi o cosa ce lo impedisce. Homo homini lupus, era la triste citazione di uno che la sapeva lunga. D’accordo, Thomas Hobbes aveva ragione, le culture umane sono e, storicamente, sono state sempre, focalizzate sulla competitività; sul più forte; sull’eroe i cui poteri lo pongono superbamente alla sommità della scala animale per capacità di sopravvivenza e di produzione di beni utili a perseguire il benessere e il mito della felicità. Ma chi ci dice che la razza umana, così orgogliosa della sua intelligenza al di sopra di ogni creatura, sia destinata a perpetuare fino alla fine del suo soggiorno terrestre, una condotta così irrazionale come quella della competizione fratricida con il rischio di provocare la prematura scomparsa dell’intera umanità?

La Eisler dice (e non solo lei) che sono innumerevoli i reperti archeologici che consentono di ipotizzare che, con ogni probabilità le comunità umane che, nel Neolitico, vivevano in Europa avevano molte cose in comune con quelle dei Bonobo. Certo sono indizi e interpretazioni. Ma tutto sembra assai probabile.

Ora, per entrare nel vivo del problema, bisogna cambiare ritmo. Siamo perseguitati dal dolore. Una Valle di Lacrime. Il Piacere che ci brucia di desiderio di vivere ha sempre dietro una colpa. Il Principe dei piaceri, il sesso, è avvolto di veleni e castighi da quando eravamo piccoli. La nostra sessualità repressa sprizza da tutte le parti come acqua in un pallone bucato; e va dove non dovrebbe; scorre in rivoli nascosti; diviene violenza, volgarità; abuso; dolore; potere… Potere! E’ il potere che l’ha ridotta a peccato: per meglio condannare, castigare e perdonare. Solo il potere, può.

Allora non è il sesso, non è il Piacere a sconvolgere il Buon Governo, ma è piuttosto il contrario. Allora la rivoluzione non è conquistare il potere ma è il Piacere che si offre liberamente alla vita dell’Umanità.

Anni di femminismo per cominciare a capire che il suprematismo del maschio è all’origine di una deformazione genetica nella nostra ingegneria sociale. Forse non sempre è stato così. Almeno non dappertutto. Forse davvero 4/5mila anni fa in Europa, le comunità vivevano in modo più equilibrato. La Donna era il simbolo della Vita e il sesso dava senso al piacere rendendo omaggio alla Vita. La Terra Madre, la PachaMama incaica, che rinnova il suo ciclo di rinascita e morte naturale. Di cura e di crescita, di tolleranza e condivisione. Il Piacere nella sua forma più elementare: il godimento dei corpi; della Vita dei corpi. Quale che ne sia il genere. Perché i generi, è impossibile classificarli. Il genere è uno solo: quello dell’Umanità.

Poi, sembra che arrivarono i Kurg. Non è chiaro da dove venissero. Molti archeologi sostengono (**) che ci siano indizi abbastanza convincenti che si trattasse di pastori nomadi provenienti dalle steppe russo-asiatiche (Mar Caspio). Potrebbe essere stata la prima grande migrazione indoeuropea. Dovettero essere numerosi ma, soprattutto, disperati. Secondo alcuni, tutto fu originato da imponenti catastrofi naturali che affamarono queste popolazioni e le costrinsero ad una terribile lotta per la sopravvivenza. Una lotta che procurava quotidiane sofferenze e dolori e imponeva una durissima disciplina per poter affrontare lo sgomento, le paure, la rassegnazione. Forse fu quando, di fronte alle alternative di vita o di morte si decise di sacrificare i più deboli e di imporre gradualmente la legge del più forte. La violenza, e più specificamente la violenza del Potere, fu il fondamento di una struttura sociale per la quale la supremazia era nel sapere affrontare la sofferenza e il dolore. Nel saperle vincere e nel saperle infliggere. Forse fu così che si costituì una cultura la cui forza brutale ne ha assicurato l’espansione planetaria permeando la specificità dell’Umanità fino a farle tradire le sue caratteristiche più preziose: il piacere per la Vita e la sua razionalità.

Non si tratta solo di ipotesi. Basterebbe contemplare alcune delle raffigurazioni e dei reperti  che i nostri antenati del neolitico ci hanno lasciato per capire che il loro fascino non è nella misteriosità che crediamo che racchiudano ma nel messaggio simbolico che tuttavia trasmettono e che ci risuona nel profondo, oltre le spesse corazze della nostra cultura di sopraffazione.

Ma che si tratti di pure ipotesi suggerite da un idealismo melanconico oppure no, francamente, poco importa. Veri o falsi i Kurg sono arrivati, si sono installati e ci condannano ad una vita di dolore, colpe, castighi e guerre. Ormai i Kurg siamo noi.

Ma nessuno ci dice che dobbiamo continuare ad esserlo. Al contrario, se fossimo capaci di riconoscere il vizio millenario che altera il nostro modo di convivere, potremmo cominciare a costruire una società diversa. Una società per godere la vita e dove il Piacere è Sacro, come dice la Eisler. Una società della condivisione e della partecipazione. Una società che preferisce la razionalità al servizio del Potere della Vita e non del potere del più forte.

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(*) Riane EISLER, "IL PIACERE E' SACRO" , Ed.Frassinelli, 1996 - disponibile anche in versione Kindle.

(**) Uno studio molto esauriente su i Kurg, è quello di Marija Gimbuta, "KURGAN- Le origini della cultura europea", ed. Medusa, 2010

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