Oltre l’Occupy Wall Street

{jcomments on}Le due Italie

Lettera aperta n° 3- di Luca Villanova

Molte migliaia di persone in Europa non si limitano a concepire la loro partecipazione civica e a realizzare il proprio agire politico nei pochi spazi “ufficiali” loro concessi “dall’alto” ( elezioni, referendum, manifestazioni di piazza, stampa, media, ecc.) ma si danno da fare “ dal basso”, cioè mettono in gioco la loro capacità d’innovazione e le loro competenze, e verificano quotidianamente, “ in rete territoriale”, forme associative che leniscono in parte i problemi e, nello stesso tempo, esplorano uno stile di vita più sobrio con evidenti valenze politiche.

In Francia la chiamano économie solidaire, in Inghilterra social economy, in Germania Solidarökonomie. In Italia la prassi e l’autorevolezza delle cifre la definiscono “altra economia.

Sono istituti bancari e creditizi, associazioni, cooperative tradizionali o cooperative sociali, ong, onlus, che hanno lavorato negli ultimi 25/30 anni perché il tempo volontario e quello professionale si potessero avvicinare al punto da quasi coincidere, in agricoltura (biologica), nel commercio (equo), nel turismo (responsabile), nella finanza (etica).

Non pretendono di isolarsi in atolli autarchici, solo di autodifendersi “ricercando insieme ” un modello più adeguato al momento di

crisi.

 

Protestano e propongono cambi, certamente. Ma contemporaneamente si sentono protagonisti, vogliono cercare il cambio, vogliono essere “cambio”, sforzandosi di dare qualità alle proprie competenze.

Parlano poco e subito si chiedono: cosa possiamo fare? Per esempio, si sentono “animali politici” non perché commentano le ultime sparate della Lega contro il presidente Napolitano che auspica la cittadinanza jus soli per i figli degli immigrati, ma andando subito a far parte dei comitati locali “ L’Italia sono anch’io”  che, in moltissime piazze italiane, stanno raccogliendo le firme perché il Parlamento modifichi l’attuale normativa per le Seconde Generazioni.

Ma accanto allo scenario nazionale, hanno il senso dello scenario territoriale diretto. Nello spazio del locale, la politica è percepita come azione anche personale. Meglio, come corresponsabilità. Agire in rete, non solo parlare o urlare. Agire, in base a principi, naturalmente, della governance e della coesione sociale mirando al futuro.

Per chi opera dal basso, esiste un piccolo margine di azione politica anche nella finanza e nell’economia?

Guardiamoci attorno: oltre alle manifestazioni dell’Occupy Wall Street, quale vera azione è in corso negli USA?

Questa: piccoli risparmiatori statunitensi hanno ritirato i soldi dai colossi bancari per spostarli su istituti locali e no-profit.

Secondo un report di Giulia D’Agnolo Vallan, a lanciare la campagna dello spostamento, dopo che Bank of America e Wells Fargo avevano annunciato l’introduzione di una tassa di cinque dollari al mese per l’uso del bancomat, è stata una ventisettenne gallerista di Los Angeles, Kristen Christian, che dalla sua pagina Facebook ha invitato cinquecento amici a seguire il suo suggerimento.

L’iniziativa ha già mosso un flusso di 4.5 miliardi di dollari e sempre più persone sono incoraggiate a trasferire i propri risparmi da grosse banche commerciali come Bank of America, Citibank o Chase, a banche locali no-profit, come le Credit Union, che offrono ai propri clienti servizi individualizzati, interessi più bassi sui prestiti, meno tasse e l’opportunità che i profitti derivati dal loro denaro vengano reinvestiti nella comunità cui appartengono. Sempre secondo la citata giornalista, fino alla settimana scorso, i sostenitori dell’iniziativa erano 79.000.

Risultato? La tassa dei 5 dollari è rientrata.

Ma i risparmi di parecchi americani hanno iniziato a defluire lo stesso dalle grosse banche. Queste le cifre riportate dalla D’ Agnolo: l’Associazione Nazionale delle Credit Union ha infatti registrato – nella sola giornata di sabato – l’arrivo di 40.000 nuovi «membri» (non usano la parola cliente) e depositi per un totale di 80 milioni di dollari. Secondo dati del Baltimore Sun, sono stati 650mila i nuovi membri nel mese di ottobre, con capitali pari a un valore di 4.5 miliardi di dollari. La Bethpage Federal Bank di Long Island, la maggiore Credit Union dello stato di New York, ha registrato l’85% di nuovi conti in più rispetto all’anno scorso, nelle cinque settimane che anno preceduto il Bank Transfer Day e 1.471 nuovi conti correnti nell’arco di una promozione speciale fatta in previsione di quel giorno. Sempre alla stessa banca, sono stati 699 i membri arrivati freschi sabato scorso, il 40% in più di un sabato qualsiasi, seguiti da altri 799 il lunedì successivo. E la Lower East Side People’s Federal Credit Union, una piccola banca nella downtown di New York, non lontano da Zuccotti Park, sta registrando circa 55 nuovi conti a settimana, contro i soliti 10. Abbastanza – diceva il manager a un amico – per mandare temporaneamente in tilt la filiale per mancanza di sufficienti moduli, libretti degli assegni e affini.

Con questi spostamenti nessuno sogna di far crollare Wall Street. Non si modifica facilmente l’esistente globale. Ma il locale può avere un vantaggio dal gesto economico di tante persone che si mettono in rete, per esempio, attraverso il sistema italiano della finanza solidale in situ, che finalizza il risparmio alla realizzazione di progetti territoriali comunitari, di cui il “ cittadino-risparmiatore” può essere propugnatore, sulle cui tappe di realizzazione sarà reso edotto, sui cui risultati ( economici e di crescita culturale e civica) potrà dare una valutazione diretta, de visu.

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