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E LE STELLE STANNO PROPRIO A GUARDARE
Stupore, ingenuità e ipocrisia

di Paolo Basurto

Ilvo Diamanti, con la sua calma di compassato e bravo giornalista, affermava qualche settimana fa, nella trasmissione di Radio3 ‘Prima Pagina’, che l’interesse dei media per il caso Quarto era più che giustificato. Il Movimento 5 Stelle ha fatto dell’onestà e della correttezza la sua bandiera. Il fatto che alla prima prova della sua attiva partecipazione alla responsabilità di amministrare la cosa pubblica, anche se solo a livello locale, già debba cominciare a contare i suoi casi di corruzione, macchia quella bandiera che in qualche modo è la sua identità e ragione d’essere.
Ora, con tutto il rispetto per Diamanti, credo che lui sbagli. Forse come molti, la sua conoscenza del fenomeno politico avviato da Grillo, è basata solo sulla fase recente che ha fatto del M5S la prima forza di opposizione del Paese.
Ho partecipato alla nascita del M5S. La proposta di Grillo era precisa e molto attraente, specialmente per tutti quelli che come me avevano visto naufragare per l’ennesima volta il progetto di una sinistra unitaria capace di interpretare e coinvolgere attivamente la gente ormai stufa di un sistema irrimediabilmente corrotto e senza alternative.

ADONIS
POESIA UNIVERSALE, VERSI IN ARABO

di Gisella Evangelisti

“Serena e lenta é la mano della notte
nelle trecce della malinconia”

 Colgo questo frammento di bellezza dall'opera monumentale di Alí Ahmed Said Esber, detto Adonis, poeta e saggista siriano nominato da anni al premio Nobel della letteratura. Nato in Siria in una famiglia umile nel 1930, non ha avuto una vita facile. Ma mentre lavoravano i campi, suo padre, musulmano, gli recitava poesie. E lo stimolava a leggere, a pensare, avere dubbi. Poté iscriversi alla scuola, e da lí proseguire all'universitá e poi con una borsa di studio tuffarsi nella vita di Parigi. Di poesia si é impregnata la sua vita, accompagnandolo nel suo cammino, nei sei mesi di prigione nel '55 per aver fatto parte del Partito socialista nazionalista siriano, nell'esilio dalla Siria al Libano, nella fondazione di una rivista di poesia, nell'esilio dal Libano nell'86 dov'era scoppiata la guerra civile, e poi di nuovo a Parigi. Da quando ha 17 anni, si fa chiamare Adonis. “Rivendico la mia ereditá mediterranea”, dice, “ma formo parte integrante della cultura universale, da Oriente a Occidente. L'unica specificitá che mi riconosco é la mia lingua, l'arabo, e la mia soggettivitá: per mezzo di loro cerco di aprirmi all'universale”.

Storie vere ed ambigue
CHURIN
La metamorfosi

di Andreina Russo

La  luna  brillava  nel bosco fitto  di  eucaliptus,  le  foglie oscillavano come sottili lamelle di luce. Le tre donne camminavano piano  nel chiarore lattiginoso, il profumo intenso  degli  alberi penetrava  nelle  narici  e le stordiva. Ognuna  di  loro  si  era concessa  un viaggio, un salto breve fuori della vita di  sempre, una compagnia non scontata, persone dai percorsi lontani, che   in   questi  due  giorni strappati   al  normale, incrociavano per poco le loro vite. Il viaggio: sul grande, vecchio fuoristrada  pieno  di ammaccature e di fango,  avevano  percorso verso  Nord la  Panamericana,  nome  grandioso  di   un'arteria

LA CLASSE OPERAIA NON VA PIU' IN PARADISO
A colloquio con Owen Jones

di Gisella Evangelisti

Dov'é finita la classe operaia? Non in paradiso. Fa piacere sentir ragionare di massimi sistemi, in un auditorio affollato di Barcelona, un inglese giovanissimo, (31 anni) dalla faccia pulita, uscito da Oxford con una tesi di storia, e poi appassionatosi alla politica. Owen Jones, editorialista del “Guardian” non si stanca di ripetere nei suoi due libri, frutto di ricerche approfondite (“Il sistema”, e “Chavs, la demonizzazione della classe operaia”) e in conferenze per tutta Europa, come si é arrivati a questa crisi economica, finanziaria e morale, che ha messo alle corde classe operaia e sindacati, e di cui tutta la classe media, in un modo o nell'altro, soffre le conseguenze. Ma soprattutto vuole lanciare un messaggio in bottiglia a tutti gli euroscettici disposti a buttar via il bambino ( questa discutibilissima formula attuale dell'Unione Europea), con l'acqua sporca dei suoi difetti, per tornare a rinchiudersi, in un clima di crescente xenofobia, nel “piccolo mondo antico della nostra nazione”. Vale davvero la pena questo “indietro tutta verso il futuro”? Secondo Owen Jones, (e non solo lui) non

PILLOLE RIFLESSIVE

QUEL MASCALZONE DI CRISTOFORO COLOMBO. Altro che Columbus Day. In varie città degli USA le statue dedicate a Colombo (e non sembra che siano poi tante) sono state prese di mira e distrutte o deturpate. [Chi volesse saperne di più può leggere un informato articolo sul Post a questo link]. Non è una grossa novità. Già da qualche tempo il Columbus Day veniva contestato. Celebrare la scoperta dell’America…ma perché? Semmai i veri scopritori erano quelli che da secoli già ci abitavano. La verità è che si celebra la scoperta da parte degli europei. Una scoperta che segna l’inizia di una nuova era: l’era del commercio mondiale, del colonialismo, dei grandi imperi, dei massacri in nome di Dio e dell’ipocrisia morale di una cultura rapace e crudele come quella dell’Occidente, che, allora, era essenzialmente l’Europa. Abbasso Colombo che ne è un degno simbolo! E giù a dargliene di santa ragione, al Cristoforo Colombo. Senza scrupoli, aveva sbagliato tutti i calcoli e non fu nemmeno capace di ammetterlo.  Il Nuovo Mondo, come lui stesso volle chiamarlo, era un tesoro di risorse: schiavi ed oro. Fu accolto dai nativi a braccia aperte e generosamente. Scambiato come un Dio caduto dal cielo e lui massacrò tutti quelli che non volevano obbedire alle sue leggi di sfruttamento. A un certo punto cominciò a prendersela con gli stessi coloni spagnoli che

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