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NATALE IN CARCERE

stamane, 20 dicembre 2018

 di Luciano Carpo

Nella sala si svolgono tutti gli eventi con presenza di un pubblico esterno(riunioni, dibattiti e anche il mio Cineforum) è la Messa di Natale ( vi partecipa anche il Vescovo). Poi, concerto. Per l'occasione gli agenti di custodia in alta uniforme sono sempre molto numerosi. E armati. I detenuti partecipano a piccoli gruppi su base volontaria, ma io so che esiste anche una "selezione", cioè ogni gruppo è una rappresentanza delle varie Sezioni e poi non viene consentita l'assistenza ad una manifestazione pubblica a chi e' ritenuto si sia comportato male.L'ambiente e' molto riscaldato, i detenuti indossano solo magliette e camicie. Entrano scortati e, prima di sedersi nel lato sinistro della sala, cercano con lo sguardo spavaldo il sorriso di qualcuno di noi operatori ed educatori, seduti nel lato destro con tanto di cartellino al collo "Visitatore".Mi viene ad abbracciare un antico aficionado del Cineforum, in carcere da molti anni, orgoglioso ex integrante della famigerata Banda del Brenta(" Mai ammazzato nessuno, io. Mai fatto la spia, io. Beh, un pò rubato, sì. E allora? E chi non ruba in Italia!").

UN DOSSIER DI PARTECIPAGIRE.NET

 

IMMIGRAZIONE: ACCOGLIENZA O CONTENIMENTO 

Un nuovo approccio

di Massimo D'Angelo

L’idea di un Piano Marshall per l’immigrazione appare una buona alternativa, un escamotage per attenuare le tensioni tra immigranti e cittadini, riducendo la pressione migratoria sempre più intensa, ed evitando il ricorso esclusivo al respingimento diretto. Lo slogan “aiutiamoli a casa loro” costa qualche milione di euro per finanziare programmi che permettano ai migranti di restare “a casa loro”, offrendo prospettive di lavoro nel paese di origine. La tesi è la seguente: meglio un programa di aiuti che affrontare costosi programmi di accoglienza e di integrazione per incontrollabili flussi migratori, anche se nessuno può assicurare che i soldi spesi nei programmi di aiuto produrranno risultati concreti sull’immigrazione, ma vale la pena rischiare, visti i benefici attesi (riduzione dei flussi migratori). Un Piano simile sarebbe un modo per “salvare capre e cavoli”: ridurre le frizioni causate dall’immigrazione dilagante e aiutare i potenziali emigranti (però a casa loro).

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Il Dossier si può scaricare dalla sezione Download in vers. word, pdf, epub, azw3

USCIRE DALL'ANGOLO

Dopo il Decreto Sicurezza

di Gisella Evangelisti

Risiedono fra noi in Italia circa 7 milioni di stranieri legali, meno del 10%  (media europea) della popolazione. Gli sbarchi quest'anno si sono fermati a  circa 22.000 persone, in confronto con le sei cifre di sbarchi degli anni precedenti, eppure si é creato il fantasma di un'”invasione” musulmana. Ci sono 144.000 persone nel sistema di accoglienza, 36.000 delle quali  nello Sprar che coinvolge 1200 comuni. Tra i richiedenti asilo, rifugiati e  che  escono dal sistema il 70% ottiene il permesso di residenza, il 50% trova lavoro. Questo finora. Ma che succederá dopo la mazzata ricevuta dal mondo dell'accoglienza col Decreto Sicurezza?

Ne hanno discusso a Trento  il 24 novembre, circa 300 tra operatori sociali e ricercatori, nel Workshop “ Territori accoglienti, Terzo Settore ed enti locali, dalle pratiche alle sfide future”, organizzato da Euricse-knowledge for a Social Economy, una fondazione  di ricerca europea su Cooperative e Imprese sociali. insieme a molti altri partners (1).

IL POTERE DELLA PAROLA NELL’ERA INFORMATICA

di Ivana Pinna e Paolo Basurto

La Parola. Il Verbo. La sua sacralità è antica. E’ l’evoluzione dell’umanità verso la socialità, la comunicazione, lo sviluppo delle relazioni individuali attraverso lo scambio di concetti e non solo di suoni.  Ma la parola è fatta di suoni, di emozioni evocate, invocate, pronunciate con forza, durezza o tenerezza. Anche quando è scritta, conserva la sua trascendenza, la sua energia penetrante e a volte esplosiva. Difficilmente la parola è neutrale. Mai è una semplice convenzione. E’ uno strumento geniale, un veicolo di intenzioni che informa, suggerisce, seduce, manipola, ferisce e consola, rivela e inganna.

E quando credevamo di sapere già tutto sulla parola ecco che nell’era di Google, scopriamo nuove valenze nel suo enorme potenziale: la capacità di persuadere, inconsapevolmente, subliminalmente, subdolamente. La capacità di convincere inconsapevolmente: a comprare…  Penso a tutto questo dopo una lunga chiacchierata con Ivana. Quando l’ho conosciuta e le ho chiesto che ci faceva a Barcellona, mi ha risposto con un sorriso leggermente ironico: compro parole… Ho immaginato farfalle, surreali semantiche per acchiappare suoni e significati nuovi, versi svolazzanti e bachi verbali appena schiusi. Una poetessa in cerca del futuro, a modo suo. Non sbagliavo del tutto. L’espressione primaria di Ivana è attraverso la sua arte. Dipinge e scolpisce e la sua voglia di condivisione creatrice meriterebbe un’attenzione esclusiva. Ma l’acquisto di parole nuove appartiene a un altro mondo. Il mondo dell’avanguardia informatica, dell’e.commerce, del marketing e della speculazione. Un mondo dal quale cerca di allontanarsi, dopo averne sentito la curiosità e il fascino e dopo averne scoperto il potenziale perverso.

Ivana si è laureata in scienze politiche. Ha studiato e frequentato dal di dentro le istituzioni europee. Ha creduto nelle possibilità di un modo nuovo di essere e di relazionarsi come nazioni e come popoli. Il suo incontro con internet ha alimentato l’illusione di disporre di uno strumento ultrapotente in grado di offrire possibilità prima inimmaginabili per sviluppare i rapporti umani e moltiplicare le occasioni di condivisione. La Rete, era questo. Poi, è cominciata l’epoca dei grandi investimenti speculativi. Ivana ha voluto coinvolgersi. Capire e operare al di dentro di una trasformazione che l’ha spinta ad apprendere e a dominare le varie tecniche di management che fiorivano e continuano a fiorire, nell’universo della Rete, tutte destinate a massimizzare il profitto commerciale e finanziario. La mia conversazione con Ivana è un tentativo di gettare uno sguardo indiscreto su questo universo, poco noto e così pieno di rischi per una sana convivenza in una società moderna.

PILLOLE RIFLESSIVE

QUEL MASCALZONE DI CRISTOFORO COLOMBO. Altro che Columbus Day. In varie città degli USA le statue dedicate a Colombo (e non sembra che siano poi tante) sono state prese di mira e distrutte o deturpate. [Chi volesse saperne di più può leggere un informato articolo sul Post a questo link]. Non è una grossa novità. Già da qualche tempo il Columbus Day veniva contestato. Celebrare la scoperta dell’America…ma perché? Semmai i veri scopritori erano quelli che da secoli già ci abitavano. La verità è che si celebra la scoperta da parte degli europei. Una scoperta che segna l’inizia di una nuova era: l’era del commercio mondiale, del colonialismo, dei grandi imperi, dei massacri in nome di Dio e dell’ipocrisia morale di una cultura rapace e crudele come quella dell’Occidente, che, allora, era essenzialmente l’Europa. Abbasso Colombo che ne è un degno simbolo! E giù a dargliene di santa ragione, al Cristoforo Colombo. Senza scrupoli, aveva sbagliato tutti i calcoli e non fu nemmeno capace di ammetterlo.  Il Nuovo Mondo, come lui stesso volle chiamarlo, era un tesoro di risorse: schiavi ed oro. Fu accolto dai nativi a braccia aperte e generosamente. Scambiato come un Dio caduto dal cielo e lui massacrò tutti quelli che non volevano obbedire alle sue leggi di sfruttamento. A un certo punto cominciò a prendersela con gli stessi coloni spagnoli che

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