FORZA DONNA !!
[Segnalato da A.Russo]
FORZA DONNA !!
[Segnalato da A.Russo]
IMMIGRAZIONE: ACCOGLIENZA O CONTENIMENTO ? UN NUOVO APPROCCIO (I)
di Massimo D’Angelo
UN PIANO MARSHALL PER L’IMMIGRAZIONE: UNA NOVITÀ, UNA SOLUZIONE, UN’ILLUSIONE O COS’ALTRO?
Un Piano Marshall per l’immigrazione è una novità?
“Facciamo un Piano Marshall per aiutare gli immigranti a casa loro”. Sai che novità? Ho pensato istintivamente. Per me che mi sono sempre occupato professionalmente di aiuto allo sviluppo, questo richiamo al Piano Marshall come soluzione magica all’immigrazione dilagante dal sud del mondo suona come la scoperta dell’acqua calda: niente di nuovo. Sono anche molto perplesso, perché non credo che sia la risposta ai problemi dell’immigrazione. Ma mi rendo conto che debbo giustificare questa reazione. L’alternativa è più misure di respingimento (troppo inumane ed ingenerose per i sostenitori di politiche più aperte, oppure inutili, visto che gli immigrati trovano sempre il modo di penetrare le frontiere) o l’adozione, su vasta scala, di misure di accoglienza e di integrazione, che non sono molto popolari o elettoralmente spendibili. Infatti anche gli elettori più moderati o meno ostili all’immigrazione, che magari rimangono inorriditi di fronte alle tragedie di immigrati affogati, sono reticenti ad estendere l’ accoglienza (“mica possiamo farli entrare tutti!”). Per cui l’idea di un Piano Marshall per l’immigrazione appare una buona alternativa, un escamotage per attenuare le tensioni tra immigranti e cittadini, riducendo la pressione migratoria sempre più intensa, ed evitando il ricorso esclusivo al respingimento diretto. Lo slogan “aiutiamoli a casa loro” costa qualche milione di euro per finanziare programmi che permettano ai migranti di restare “a casa loro”, offrendo prospettive di lavoro nel paese di origine. La tesi è la seguente: meglio un programa di aiuti che affrontare costosi programmi di accoglienza e di integrazione per incontrollabili flussi migratori, anche se nessuno può assicurare che i soldi spesi nei programmi di aiuto produrranno risultati concreti sull’immigrazione, ma vale la pena rischiare, visti i benefici attesi (riduzione dei flussi migratori). Un Piano simile sarebbe un modo per “salvare capre e cavoli”: ridurre le frizioni causate dall’immigrazione dilagante e aiutare i potenziali emigranti (però a casa loro).
di Annina Lago
Tra i milioni di gruppi Whatsapp in rete, ne esiste anche uno che riunisce una cinquantina di docenti ed ex docenti di un liceo fiorentino, la maggior parte donne, al fine di organizzare occasioni di incontri conviviali e simpatici amarcord. Ma le elezioni incombono e la campagna elettorale si fa sempre più tesa e virulenta, al punto che finisce per infilarsi nella chat come invadente e di solito sgradito off topic. Stavolta però l’amministratrice del gruppo non interviene a bloccare la digressione, perché l’assillo del dubbio, le scarne speranze, la fiducia ormai ridotta al lumicino nei confronti dei politici rendono veramente pesanti per i cittadini più attenti questi giorni di attesa, e fanno sentire il bisogno di confrontarsi o anche di far qualcosa (come diffondere idee), per evitare che la situazione, già compromessa, peggiori dopo i risultati del voto. Quella che segue è la registrazione di una conversazione avvenuta in una luminosa domenica di gennaio, con le mimose tutte fiorite come se la primavera fosse alle porte. E invece mancano ancora cinque settimane al fatidico 4 marzo, quando entreremo nei seggi a condividere la responsabilità del futuro del nostro Paese.
AFFRESCO CATALANO
di Paolo Basurto
In Catalogna ci sono state le elezioni il 21 di dicembre. Indette dal Governo centrale per rinnovare tutte le cariche istituzionali regionali, dichiarate decadute dal Parlamento nazionale dopo la Dichiarazione di indipendenza approvata dal Parlamento regionale. Tre risultati possono ritenersi certi. Il Partito che sostiene il Governo centrale (il Partito Popolare – PP) è stato sonoramente sconfitto. Il 52% dei catalani ha votato contro i Partiti indipendentisti. Per effetto dei meccanismi della legge elettorale, i deputati indipendentisti costituiscono la maggioranza anche se per una differenza di soli tre voti (un po’ come negli USA dove Trump è stato eletto nonostante la maggioranza degli americani non abbia votato per lui).
Il 15 marzo 2017 segna l'inizio del settimo anno di guerra per i bambini siriani. Una ricorrenza tragica, tanto più se si considera che il 2016 è stato l'anno peggiore per l'infanzia in questo tormentato paese, con un drammatico aumento nel numero di vittime.
UNICEF Italia - Segnalazione di Andreina Russo - LEGGI TUTTO
OLTRE IL CHECK-POINT, L'IMMAGINAZIONE VOLA
di Gisella Evangelisti
Se Giuseppe e Maria, rifugiati in fuga dalla strage di bimbi proclamata dal re Erode nel secolo 1, fossero sbalzati col loro asinello nella Betlemme del secolo xxI, scoprirebbero che l'unico giorno per non essere schiacciati in una calca disumana nel check point n.300, fra Gerusalemme e Betlemme, sarebbe il sabato, quando ci sono quasi solo turisti. “Scusa Maria., non c'era questo dettaglio in Google Map”, le direbbe dispiaciuto Giuseppe. “Pazienza”, risponderá debolmente Maria, che sente giá arrivare le doglie del parto. “Ma adesso come facciamo”?
Amos Oz
Sono le 3 e mezzo di mattina e la fila dei lavoratori palestinesi che devono passare il check point per andare a lavorare a Gerusalemme é giá lunga, e diventa un fiume vertiginoso per due ore.
ITALY n° 4 - da Sofia Immerego
Che schifo, ancora una notizia di schifo. Ci sono volte che la nausea mi assale a tal punto che penso di farla finita. Basta basta basta. Finché la vita compensa con morsi improvvisi di miele, sorsi di felicità strappata al tessuto continuo di dolore e noia e nonsenso che scorre sul lento monotono inesorabile nastro trasportatore delle mie giornate, ancora ancora ce la faccio a reggere, a non buttarmi di lato e di sotto, ma certe volte, come questa, vorrei essere così agile di mente e pronta di reazione da fare il gran tuffo senza pensarci due volte.
Sogni e Serpenti, di Sonia Garcia Garcia - Edizioni Croce
Lo sguardo vivo che provoca l’intelligenza di chi parla con lei, un che di orientale e di segreto nelle sue fattezze di messicana precolombina, Sonia mi racconta i suoi sogni con i serpenti. Sogni che sono poesie, custodite con la curiosità e la complessità della creazione artistica, durante il corso degli anni e che hanno scandito la sua vita, per sottolineare avvenimenti la cui importanza si dimostrava alla coscienza solo dopo; dopo; quando nel ricordo apparivano quello che erano: rivelazioni. “Ma più che sogni, sono visioni”, le dico, “Visioni; come quelle dei profeti; come quelle di Giovanni, quando scrive l’Apocalisse”. Eppure, no! Sonia non è affatto d’accordo. Sono sogni. Sogni veri. “Li ho avuti davvero i miei sogni, e li ho scritti come li ho avuti… Certo, li ho scritti… li ho descritti… li ho interpretati, nell’unico modo possibile: la poesia”.
Augusto Merletti, militante della prima ora (e anche prima) del M5S, ha scritto sulla web grillina questo post. Lo rilanciamo per giusta informazione e per la solidarietà e l’amicizia che ci legano ad Augusto. (P.B.)
Cari amici
Probabilmente questo è l’ultimo post che inserisco su questa piattaforma [Blog di Grillo- N.d.r.]. Il primo risale al Settembre 2005 ed appena inserito fui subito invitato a partecipare fisicamente alle riunioni del gruppo. Ci si vedeva al circolo Mauro Mieli ad Ostiense accomunati dal desiderio di non dover più vivere i riti della politica partitica: nessuno di noi sopportava più il tormentone di personaggi inconsistenti ed impreparati che forti del solo fatto di essere “eletti” pontificavano dagli schermi televisivi reclamando per loro il POTERE e il diritto di decidere delle nostre vite, del nostro lavoro, del nostro futuro. Solo pochi anni prima Bettino Craxi era intervenuto in Parlamento, subito dopo la sua incriminazione, chiamando in correità tutti i suoi colleghi deputati e senatori, colpevoli, a suo parere, di essere complici, con lui e come lui, della corruzione, del finanziamento illecito ai partiti, del sacco dell’Italia commesso e consentito da un ruolo troppo spesso immeritato ed abusivo.
CATALOGNA
SECESSIONE PARTECIPAZIONE MANIPOLAZIONE
di Paolo Basurto
Finalmente l’Europa si è accorta che in Catalogna accade qualcosa di cui vale la pena interessarsi. Anche persone che conoscono la Spagna e che spendono buona parte dei loro giorni proprio in Catalogna, hanno voluto sempre considerare questo fenomeno dell’independentismo una cosa di poco conto. Un’emersione quasi divertente di provincialismo regionale, tutto sommato legittimo e che non faceva male a nessuno. Altre cose accadono nel mondo di cui preoccuparsi veramente. Ma quanto è avvenuto il 1 ottobre non poteva passare inosservato. Che cosa è avvenuto veramente il 1 ottobre? Back to facts, com’è di moda dire dopo il successo del Prix Italia, e lasciando da parte, per quanto sia possibile, le interpretazioni emotive, non mi sembra una cattiva idea un breve riassunto informativo.
ITALY n°2 -da Andreina Russo
Il lago giaceva liscio e piano e sarebbe parso immobile, se non fosse stato per il numero imprecisato di bagnanti e palmipedi che si contendevano, in modo non sempre pacifico, i primi sei metri d’acqua a partire dalla riva. Tutti, paperi e umani, tentavano di sfuggire al caldo agostano, benché, tecnicamente, fosse ancora luglio, anzi l’ultimo giorno di luglio. E il lago era quello Albano e non di Albano, come dicevan tutti: il lago di Alba, cioè di Alba Longa che, metro più metro meno, ora giace anch’essa, ma sotto l’abitato di Castel Gandolfo. Albano con il lago non c’entra niente, non vi si affaccia, sul crinale del cratere spuntano come funghi, accanto alla villa papale, solo le case del popolo castellano e le ville dei cardinali e di altri personaggi illustri, ansiosi di villeggiare accanto ai papi-re fino al 1870 e poi dei papi semplici fino ad oggi. Fino ad oggi per modo di dire. Da quando c’è Francesco il palazzo è vuoto, i giardini deserti, i quasi 9000 cittadini di Castel Gandolfo affranti, per ragioni più economiche che sentimentali. L’indotto turistico della presenza estiva del pontefice nella ridente cittadina sul crinale del cratere tra lago e mare si è ridotto drasticamente a causa delle fissazioni pauperistiche di questo papa simpaticissimo e rigoroso, che ha già annunciato la prossima trasformazione della sede estiva vaticana in museo accessibile a tutti. E va bene il museo, anche se attirerà al massimo turisti stranieri in cerca di “chicche” inedite, ma qui gli italiani venivano per salutare il papa nell’atmosfera quasi familiare del piccolo cortile interno dello storico edificio, ed anche per vedere da vicino le guardie svizzere, ammirarne i colori delle uniformi e sì, poter raccontare, da testimoni oculari, che davvero hanno la faccia da svizzeri, anzi da svizzeri tedeschi.